Salve a tutti!
Vi ricordate dell’intervista che feci ad Isabel De Lorenzo, la bravissima danzatrice di origine brasiliana? Lei ci rivelò che in Brasile esiste da secoli una forte componente di genti arabe e che la musica e i ritmi del mondo arabo, di conseguenza, sono ben conosciuti e ancora praticati in Brasile. Ho scoperto recentemente che l’interesse per il mondo musicale arabo e mediterraneo è vivo anche in Argentina e vi presento un gruppo, i SeinTempu, che con passione portano avanti un discorso di incontro culturale attraverso le tradizioni legate alla musica e alla danza del mondo latino-americano e arabo e mediterraneo.
Quella che vi presento in questo articolo è Claudia Acuña, cantante, studentessa di violino di stile arabo e seconda chitarrista del gruppo, di cui è anche co-fondatrice insieme al marito. Fra poco ci presenterà lei stessa i componenti del gruppo e la sua storia.
C.: Claudia, vuoi parlarci di come è nato il vostro gruppo e da chi è composto?
Claudia: Ciao Cinzia, e salve ai tuoi lettori e amici. Siamo il gruppo SeinTempu, un quintetto che da Buenos Aires si dedica alla ricerca ed interpretazione della musica etnica e alle danze appartenenti al bacino del Mediterraneo, dalla Spagna alla Turchia, dall’Occitania al Maghreb, passando soprattutto dal Sud Italia. Dal 2007 ad oggi il gruppo è composto dai suoi fondatori cioè io, Claudia Acuña che ne sono la voce, seconda chitarra, bandurria, violino, e suono le percussioni quando se ne ha bisogno (castañuelas, darbouka, tamburello); insieme a me il co-fondatore, Bernardo Rotelli, fisarmonicista, percussionista, web master e sociologo. Alle corde, ossia prima chitarra, mandolino, charango e basso, abbiamo Daniel Marin, insegnante di musica ed attore, come pure la compagna Ana Clara Cejas, che suona i flauti antichi e moderni; alle percussioni italiane abbiamo Ana Carina Taborda, che è anche insegnante di lingua italiana per bimbi argentini. Io sono cresciuta in Italia e sono figlia di mamma pugliese.
C.: Claudia, voi siete di Buenos Aires ma i vostri interessi musicali, i vostri studi e i vostri concerti, arricchiti dalla danza, spaziano sul mondo arabo e mediterraneo. Come è nato questo interesse e il bisogno di scrutare orizzonti musicali così vasti e, apparentemente, lontani dall’Argentina? Hai detto di essere nata e cresciuta in Italia e immagino che ciò abbia influito notevolmente sui gusti e le scelte musicali. E per quanto riguarda ritmi e tradizioni maghrebine, ad esempio, che mi racconti? So che in Argentina ci sono bravissimi musicisti in questo ambito.
Claudia: La nostra storia comincia con un gruppo anteriore all’attuale, Samarkanda, del quale facevo parte insieme ad altre quattro ragazze. Ballavamo, suonavamo le percussioni e facevamo piccoli concerti molto suggestivi, perché fino a quel momento non c’erano, a Buenos Aires, ragazze che suonassero strumenti come, ad esempio, la darbouka ed il riq. Quando si è sciolto il gruppo, nel 2006, ho cominciato a preparare il mio repertorio canoro, che spaziava da canzoni sefardite e in lingua greca o antico gallego, a quelle in dialetti italici. Nel 2007 abbiamo presentato per la prima volta una fusione di ritmi arabi e canzoni in dialetti del sud Italia, per la settimana della Lingua italiana dedicata al Mare, in una delle sedi della Dante Alighieri, nella nostra città. Presto la fisarmonica e la bandurria (una specie di oud spagnolo) si sono affiancati, nel nostro repertorio, agli strumenti che in Argentina sono più tradizionali, come la chitarra e i flauti. La darbouka ed il tamburello sono tuttora gli strumenti che ci identificano, qui a Buenos Aires, come percussionisti “esoticamente” Mediterranei! Uno dei nostri concerti si chiamò “Aldaba” e l’immagine che lo accompagnò durante il 2012 fu appunto un tamburello con un battente antico al centro, essendo la parola aldaba la traduzione di “battente a forma di lucertola”, in lingua araba! Dal 2007 continuiamo quel percorso musicale che vuole essere un ponte tra le sponde del Mediterraneo e questo porto del Sud dell’America Latina, dove verso la fine del diciannovesimo secolo sono arrivati cittadini del mondo mediterraneo, soprattutto dalla Siria e dal Libano: arabi chiamati in maniera troppo generica “turcos”, perché appartenenti all’Impero Ottomano. Vogliamo far notare che la musica folklorica argentina ha tra tante altre influenze anche quei ritmi ternari provenienti dal Nord Africa che si possono riconoscere per esempio nella “chacarera” e nel “malambo”.
I fondatori del gruppo, Bernardo Rotelli ed io, abbiamo portato avanti un messaggio di apprezzamento della varietà culturale mediterranea in tutti questi anni, unitamente ad un grande lavoro didattico ed alla collaborazione di amici provenienti dal mondo delle danze e della poesia.
Riguardo musicisti e compositori di cui abbiamo l’onore di essere allievi, vorremmo nominare Elias Esper, nato nel Nord Ovest Argentino (regione dove si stabilirono molti immigranti arabi), figlio di padre siriano e di madre andalusa, eccellente chitarrista e compositore di stile flamenco arabo, che suona anche l’oud ed è rappresentante, in Argentina, della Siria per il festival delle Chitarre del Mondo. Qui potete ascoltare alcuni dei brani composti da lui:
Concerto “Amanecer en Palestina”, Elias Esper
C.: Claudia, ti ringrazio moltissimo per tutte le preziose informazioni. Grazie a te stiamo scoprendo cose di cui raramente si parla e si ha conoscenza. Mi viene spontaneo domandarti, a questo punto, se riuscite a fare tutte queste cose con facilità oppure incontrate delle resistenze, tra la gente?
Claudia: In effetti, il nostro discorso e il nostro impegno non è facile da portare avanti in un Paese come l’Argentina: un Paese che non solo è fortemente cattolico, ma è abitato da un’altissima percentuale di discendenti italo-spagnoli che non sempre sono pronti a riconoscersi come appartenenti alle culture del bacino Mediterraneo, che affondano le radici nei tempi pre-cristiani; in più bisogna considerare che ogni collettività, fuori dal suo Paese di origine, tende a mantenere certe tradizioni in una forma che considera pura, cristallizzata e non contaminata!
Il segreto consiste, credo, nel coinvolgere e nel far partecipare la gente, che presto riscontra un’arcaica familiarità tra la musica di SeinTempu e quella dei loro nonni emigrati negli anni ’50, cioè quella musica tramandata per tradizione orale che si udiva molto prima dell’avvento della televisione e della radio, tanto in zone urbane come in quelle rurali. Infatti, dal dopoguerra, i mezzi di comunicazione di massa e gli eventi culturali come il festival di San Remo, hanno diffuso in America una musica italiana “pop” che, secondo noi, è troppo omogenea e ormai senza varianti regionali. Il nostro lavoro cerca di attingere il più possibile alle fonti, quando si può, e questo comincia ad essere riconosciuto negli ultimi tempi.
Per fortuna le circostanze tecnologiche ci aiutano ed è cosi che le nostre influenze musicali si arricchiscono giorno dopo giorno, grazie ad amici nuovi da tutte le parti del Mediterraneo attraverso internet, soprattutto gente sensibile legata al mondo della poesia e la cultura in genere, come per esempio in Algeria, in Marocco, a Tunisi, in Sicilia, a Roma, ecc.
C.: Ho scoperto che, ad esempio, siete molto legati ai “Milagro Acustico”; ce ne vuoi parlare?
Claudia: Certo! Da anni siamo legati al lavoro musicale e poetico del gruppo italiano “Milagro Acustico”, diretto da Bob Salmieri, per il quale traduciamo le poesie arabe che lui musicalizza in lingua castellana. Questo è stato un video/omaggio che abbiamo editato per loro a gennaio 2013, in occasione del loro concerto per l’associazione culturale “Altrevie”, a Roma.
C.: Mi dici ancora qualcosa sulla presenza musicale arabofona in Argentina? Che canali di diffusione ci sono, ad esempio? Sono molto curiosa di saperne di più.
Claudia: Nel Nord Ovest (regioni come Tucuman, dove si stabilirono molti immigranti dalla Siria e dal Libano) c’è un’ampia programmazione arabofona, ad esempio Radio/Tv Al Mahdi. A Buenos Aires, per il canale nazionale di televisione, c’è un programma settimanale realizzato dal Centro Islamico della Repubblica Argentina, di nome “El Calamo y su Mensaje”. Inoltre, dal 2013 c’è un nuovo programma radiofonico che presenta ottime interviste con rappresentanti della cultura maghrebina, “Aquí Marruecos”, e che recentemente ci ha aperto le sue porte per interpretare le nostre canzoni con ritmo chaabi e parole in dialetto calabrese o salentino, con una forte componente poetica. Non parliamo la lingua araba, ma ci intendiamo attraverso la passione per la musica e lo studio dei ritmi del mondo arabo. Inoltre, abbiamo la fortuna di parlare una lingua spagnola che abbiamo ereditato anche dall’Andalusia, cioè la “Spagna Mora”, e che nell’uso quotidiano conserva circa un 30% di parole di origine araba: almohada, albahaca, alambre, ecc.
C’è da dire, anche, che a Buenos Aires ci sono ottimi insegnanti di percussione e ritmi arabi. Miguel Abraham, nostro amico e professore, è di origine siro-libanese come pure la sua compagna, ballerina di dabke. L’Argentina è piena di danzatrici di questo stile folklorico, anche se molte di più praticano la bellydance, o danza del ventre, più commercializzata.
Nei festival dedicati dalla città di Buenos Aires alle comunità che si sono stabilite qua, tutte le regioni presentano delle eccellenti orchestre e ballerine. Come dicevamo ai conduttori del programma marocchino, entrambi argentini, teniamo in mente le migliaia e migliaia di marocchini emigrati solo in Calabria, per esempio, ed è comunque la lingua castellana che ci unisce fortemente al Maghreb e all’antica Sefarad, la Spagna ebrea.
Tornando alla nostra musica, nei festival di musica italiana in Argentina, nei primi anni, questa nostra fusione sconcertava il pubblico ma il discorso delle mutue influenze e della interculturalità, pian piano si fa comprendere anche qua, così un tamburello e una darbouka introdotti nello stesso repertorio ormai non stupiscono più di tanto!
C.: Continuo a ringraziarti per le preziose informazioni, non capita tutti i giorni di poterne avere di così dirette da un Paese lontano. Quali sono i progetti musicali di SeinTempu, nel prossimo futuro? So che avete in programma un viaggio nel Mediterraneo. Ce ne vuoi parlare?
Claudia: Molto volentieri! Grazie ai due bravissimi compagni che provengono dall’insegnamento di musica folklorica argentina, stiamo portando avanti la costruzione di ulteriori ponti musicali tra la tradizione mediterranea e le danze argentine come la chacarera, la milonga, il chamamè e la cueca andina. Siamo amanti delle danze che accompagnano il senso di condivisione dei popoli e siamo tutti, in diversi gradi, ballerini di danze come la pizzica, la tammurriata ma anche la sevillana e danze folkloriche argentine.
In effetti come hai anticipato, Bernardo ed io verremo ad intraprendere un viaggio musicale di cinque mesi, da aprile a settembre 2014. Stiamo cercando di contattare tutti gli amici poeti, musicisti e organizzatori di concerti, da Nord a Sud del Mediterraneo. L’arrivo a Madrid è previsto per la metà di aprile, ma pian piano ci avvicineremo a Tel Aviv, tra il 2 e il 10 Luglio. Saremmo lieti di poter mostrare parte del nostro lavoro laddove si promuova l’interculturalità.
C.: Grazie mille, Claudia! Evviva i ponti interculturali e le parti opposte del mondo che si avvicinano grazie alla musica. Aspettandovi nel Mediterraneo, saluto te e i SeinTempu e vi faccio un grosso in bocca al lupo per tutte le vostre attività.
A presto!