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Tunisia: Le espulsioni di migranti e rifugiati alle frontiere continuano

Sintesi articolo pubblicato sul giornale francese Libération.

La crisi migratoria nel Mediterraneo centrale ha raggiunto un nuovo livello di emergenza, con migliaia di migranti e rifugiati subsahariani costantemente deportati dalle autorità tunisine verso le frontiere con la Libia e l’Algeria. Questa situazione, che va avanti da mesi, è stata recentemente messa in evidenza da un rapporto dell’Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT), pubblicato il 18 dicembre.

Le deportazioni forzate e le espulsioni verso l’Algeria e la Libia stanno avvenendo in modo regolare, creando un clima di totale negazione dell’accesso alla giustizia e mancato rispetto delle garanzie procedurali. Questa seconda fase delle deportazioni, definita come “molto più strutturata”, si basa su relazioni delle ONG, una trentina di interviste e analisi di immagini. Da giugno, oltre 5.500 persone sono state espulse verso la frontiera libica e più di 3.000 verso quella algerina, ma i numeri potrebbero essere molto più elevati.

La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che le deportazioni avvengono anche dopo le intercettazioni in mare, diventate ormai quasi sistematiche, con oltre 70.000 intercettazioni quest’anno, più del doppio rispetto al 2022. Tuttavia, il processo varia a seconda del paese verso cui vengono espulsi.

In Algeria, gruppi di migranti subsahariani vengono deportati da Tunisi, Sfax e El Amra diverse volte alla settimana dopo espulsioni forzate e arresti arbitrari. Le forze di sicurezza tunisine utilizzano veicoli ufficiali o autobus per portare i migranti in queste zone remote e disabitate. Spesso vengono abbandonati nel deserto senza cibo, acqua o mezzi di comunicazione. Le autorità costringono anche coloro che sono appena entrati nel territorio tunisino dall’est dell’Algeria a fare ritorno con la forza. Queste espulsioni continuano quasi ogni giorno, come denunciato da Mohsen Ameur, un attivista che vive vicino al confine algerino.

D’altro canto, le deportazioni verso la Libia avvengono fino ai posti di frontiera di Ras Jedir o Dehiba. Le autorità tunisine abbandonano regolarmente i migranti subsahariani nelle mani della potente milizia armata dell’Autorità di Sostegno alla Stabilità, accusata da organizzazioni per i diritti umani di commettere omicidi illegali, detenzioni arbitrarie e atti di tortura su migranti e rifugiati. Questi ultimi vengono poi trasportati in centri di detenzione nella città libica di Nalout e successivamente a Tripoli. Altri sono consegnati alla polizia di frontiera e poi abbandonati nel deserto.

Il rapporto dell’OMCT sottolinea che il mese di luglio ha segnato una svolta significativa nelle violazioni dei diritti umani commesse contro i migranti. La morte di un cittadino tunisino a Sfax il 3 luglio, durante uno scontro con i migranti, ha scatenato un’ondata di odio razziale senza precedenti in Tunisia, caratterizzata da una violenza estrema contro i subsahariani.

L’OMCT mette chiaramente in evidenza la responsabilità diretta delle autorità tunisine (polizia, guardia nazionale, esercito, guardia costiera) nell’incapacità di proteggere questo gruppo di popolazione e garantire il rispetto dei loro diritti umani fondamentali. L’organizzazione chiede un cambiamento nella politica dell’Unione europea, che ha siglato un controverso accordo con la Tunisia a luglio, fornendo assistenza finanziaria e tecnica per scoraggiare i migranti dall’attraversare il Mediterraneo. Questo rappresenta un ulteriore passo nella politica di externalizzazione delle frontiere a discapito del rispetto dei diritti umani.

La comunità internazionale deve affrontare urgentemente questa crisi umanitaria nel Mediterraneo centrale. È necessario che vengano prese misure concrete per porre fine a queste deportazioni illegali e garantire il rispetto dei diritti fondamentali di tutti i migranti e rifugiati coinvolti.

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