Carissime amiche e amici, eccomi ancora a voi con un articolo che ci porta a conoscere meglio e a riflettere sulle problematiche che, nei secoli passati, hanno riguardato la musica nel mondo arabo-islamico. Abbiamo già visto, nell’articolo su El Ghazali, come questi abbia saputo ricucire gli strappi tra l’ortodossia contraria alla musica e coloro che, invece, erano favorevoli alla sua pratica. Abbiamo anche letto che i problemi, nell’immaginario collettivo, risalgono all’epoca pre-islamica, a causa dell’inevitabile collegamento tra musica e danza, e atteggiamenti dissoluti, legati anche al consumo di vino. Con l’avvento dell’Islam, i primi Califfi si trovarono costretti a rompere drasticamente con le usanze precedenti, e sulla scia di un rigore anche estremo, proseguirono nel vietare o ridurre al minimo le attività musicali. Il canto è stato sempre privilegiato rispetto alla pratica strumentale, perché la voce è lo strumento primario che lo stesso Dio ha donato agli uomini. Cantare la preghiera la rendeva più bella e gradita a Dio, il quale “è bello ed ama ciò che è bello”. Si ponevano, però, diversi problemi nel momento, soprattutto, in cui si intonava il sacro Corano: se il fedele intonava i versetti coranici spiegando la voce in un vero e proprio canto, avrebbe distolto la sua attenzione dai contenuti del testo, distratto da questioni di natura estetica. E questo era inammissibile: nulla può distrarre l’attenzione del fedele dal testo sacro, tanto meno un prodotto dell’uomo, in quanto artefice del proprio canto, e non di Dio. Ma anche un altro problema interveniva, ed era quello legato alla dimensione del tempo: Dio ha creato il tempo e non è accettabile che una creazione umana si sovrapponga a quella divina. Mi spiego meglio: la musica è un’arte che si snoda nel tempo, ha un decorso temporale ben preciso che viene stabilito dal compositore e che non può, non deve entrare in competizione con il tempo voluto da Dio. Ci vollero secoli per arrivare alla soluzione della Salmodia, o Cantillazione, che ancora oggi viene seguita nell’intonazione delle Sure coraniche e nella chiamata alla preghiera, l’adhan. La scienza, perché tale viene considerata, che si occupa della “lettura” del Corano, richiede studi specifici e approfonditissimi ma quello che a noi oggi importa sapere è che la salmodia, o cantillazione, risolse i problemi nel suo porsi a metà tra la parola parlata e il canto vero e proprio. Lungi dall’essere considerata mero fatto estetico, essa permise comunque di abbellire la parola musicalizzandola, donandole un valore aggiunto, sacralizzandola, proiettandola verso Dio secondo un canale privilegiato e a Lui gradito. L’intonazione delle Sure coraniche e dell’adhan rientra nelle modalità tipiche del maqam arabo. Ecco alcuni esempi musicali pertinenti con l’argomento trattato in questo articolo: Surah Maryam Surah Maryam, altra esecuzione Surah Rahman Surah Al-Fatiha (L’Aprente) Surah Al-Fatiha (L’Aprente), altra esecuzione Surah Al-Fatiha (L’Aprente), ancora altra esecuzione Adhan: Mecca, la chiamata islamica alla preghiera Preghiera islamica sunnita (4 raakat) Altro esempio di adhan Adhan dalla Mecca, 2013 Buon ascolto e a presto! Cinzia Merletti
La salmodia nell’Islam
27 Marzo 2014
3 Min Read
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Cinzia Merletti
Cinzia Merletti è musicista, didatta, saggista. Diplomata in pianoforte, laureata in DAMS, specializzata in Didattica e con un Master in Formazione musicale e dimensioni del contemporaneo. Ha scritto e pubblicato saggi sulla musica nella cultura arabo-islamica e mediterranea, anche con CD allegato, e sulla modalità. Saggi e articoli sono presenti anche su Musicheria.net. Ha all'attivo importanti collaborazioni con musicisti prestigiosi, Associazioni culturali e ONG, enti nazionali e comunali, Conservatorio di Santa Cecilia, per la realizzazione di eventi artistici, progetti formativi ed interculturali tuttora in corso.
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