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“La guerriera dagli occhi verdi” di Marco Rovelli

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Avesta è una giovane donna che ha scelto la strada della guerriglia. Avesta ha il cuore spezzato a causa della crudele morte del fratello Harun, ucciso dai militari turchi. Avesta ha scelto di vendicare suo fratello e il suo popolo. Avesta è una guerrigliera curda.

Marco Rovelli ci regala questo toccante e drammatico romanzo, edito da Giunti, scritto in seguito ad un viaggio in Kurdistan, proprio sulle tracce di Avesta Harun, di cui aveva letto un’intervista su Foreign Policy pochi giorni prima della sua morte.

Avesta è in realtà il nome di battaglia di Filiz, appartenente ad una numerosa famiglia di curdi dei villaggi del Turgut Reis. Da ragazzina Filiz vive in perfetta simbiosi con la natura, gioca con i fratelli nei boschi e sugli alberi dai quali impara l’attaccamento alla terra attraverso le radici. Quelle radici che diventeranno la metafora del suo attaccamento alla patria, al villaggio, al suo popolo e per i quali sceglierà al fine di combattere.

Saranno moltissime le atrocità che i suoi occhi verdi di ragazzina saranno costretti a guardare, nelle faticose peregrinazioni da un villaggio all’altro, per finire nei campi profughi dell’Iraq di Saddam, dove orrore si sommerà ad orrore, fino alla morte del suo amatissimo ed inseparabile fratello Harun.

A quel punto Filiz non ha più scelta, deve unirsi ai guerriglieri perché solo la lotta per la libertà e l’indipendenza del suo popolo potrà vendicare la perdita del fratello.

Filiz diventa Avesta, nome di guerriera, e diventa una delle più preparate ed apprezzate comandanti dei gruppi di guerriglia. Impara ad unire la durezza e la determinazione della lotta con la comprensione e la condivisione con i commilitoni, siano essi uomini oppure donne. Impara a dimostrare tutto il suo coraggio nelle azioni più pericolose, portando a casa risultati importanti nelle battaglie contro i nemici vecchi, i turchi, e quelli nuovi, come Daesh (ISIS). Ma l’avventura di Avesta e dei suoi compagni non è solo mirata alla vittoria militare su tutti i nemici, l’obiettivo più grande è quello di dare vita ad una nuova comunità, quella curda, il cui vivere insieme sarà scandito da nuove regole radicalmente democratiche. È per questo motivo che sui monti del Qandil, dove sono rifugiati, i guerriglieri non solo si preparano alla guerra, ma studiano e si preparano ad una nuova vita di comunità democratica.

Il cammino di Avesta verso questa nuova terra promessa curda verrà purtroppo interrotto da una granata di Daesh. La sua vita spezzata, ma il suo esempio vivo per tutti i suoi compagni che ancora lottano per un Kurdistan libero.

La drammatica odissea del popolo curdo purtroppo non conosce gli onori della cronaca e anche vite esemplari come quella di Avesta restano sconosciute alla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica. Per questo motivo il romanzo di Rovelli, ispirato alla storia vera di Filiz-Avesta, riveste una particolare importanza, aprendoci gli occhi su uno scenario poco rappresentato al mondo occidentale.

“La mia vita è una goccia nel mare. La tua vita è una goccia nel mare. La storia del popolo curdo è il mare. Il suo dolore un oceano. Ma resistiamo, e andiamo avanti, siamo saldi come le rocce del Qandil. Resistiamo anche grazie ai nostri martiri, che hanno seminato, ed è per loro se oggi sbocciano dei fiori”.