Quanti di voi hanno letto il meraviglioso romanzo di Mary Schelley “Frankenstein”? Non parlo di chi è familiare con la storia, grosso modo la conosciamo tutti, ma proprio chi ha letto quel libro. Io, quando lo lessi, lo trovai illuminante. Lo spessore psicologico del mostro mi sorprese, gli effetti che la cattiveria della società ebbero su di lui mi spiazzarono: non era nato cattivo, lo era diventato.
Ebbene molte di queste bellissime sfumature le ho ritrovate in “Frankenstein a Baghdad”, il romanzo dell’iraheno Ahmed Saadawi che ha vinto l’IPAF (International Prize for Arabic Fiction) nel 2014. La storia racconta di questo mostro, battezzato il Comesichiama, formato con i pezzi di cadaveri sparsi per Baghdad in seguito a vari attentati ed esplosioni durante l’occupazione americana, che prende vita e inizia a vendicare i vari pezzi che lo compongono. Una volta vendicati, però, questi pezzi si decompongono, forzandolo a cercare altri cadaveri per poter sopravvivere.
Il tutto è costellato da vari personaggi, caricature veritiere di una società disintegrata come quella irachena: la vecchietta fuori di testa che parla con l’icona di San Giorgio, il giornalista disposto a tutto pur di fare carriera, un sensale, un rigattiere, un barista egiziano e il capo di un’agenzia segreta che monitora l’attività paranormale.
Il libro è stato pubblicato da Edizioni e/o, tradotto da Barbaa Teresi nel 2015.
Buona lettura!
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