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“Antar” di Eliana Iorfida

(Foto di FerMentis)
(Foto di FerMentis)

(Foto di FerMentis)

Il libro di cui ci occupiamo oggi ci porta di nuovo in Siria, ancora una volta con la penna di Eliana Iorfida, archeologa calabrese che per motivi professionali ha potuto sperimentare soggiorni in diversi paesi del Medio Oriente e che ha subìto il fascino siriano tanto da avvertire l’urgenza di raccontare quella terra in due romanzi (cfr. “Sette paia di scarpe” recensione su “Arabpress” del 23 giugno u.s.).

Nessuno meglio di me sa cosa significa essere alieno a ogni luogo, inclusi quelli sacri della propria identità: italiano in Siria e siriano in Italia”.

Antar è un giovane italo-siriano che percorre la sua parabola esistenziale in bilico fra le due culture di cui è intessuta la trama della sua famiglia e della sua vita. Lo incontriamo fra le vie di una Firenze accogliente nella quale si muove ormai padrone del suo vissuto: amici, donne, locali notturni, il lavoro nel negozio-bazar di oggettistica orientale.

A questo suo presente italiano si alterna il passato in Siria, quando ancora il Paese non era squassato dalla atroce guerra ancora in corso.

Nei salti temporali, scorre il racconto della vita di Antar e della sua famiglia, con suo padre, uomo perennemente devoto e leale al regime, che dopo innumerevoli tradimenti, abbandona la moglie, di fatto spezzando la famiglia.

La separazione dei genitori porterà Antar di nuovo in Siria, al seguito del padre, insieme al fratello minore Rami, gemello di Jala, lasciata invece in Italia con la madre.

L’arrivo in Siria avrà per Antar un sapore diverso da quello assaggiato durante le vacanze estive della sua infanzia. Nascerà in lui il bisogno di conoscere e scoprire la sua terra e lo farà grazie ad un vecchio professore che gli insegnerà a guardare quella terra con una nuova consapevolezza.

In ogni frammento di storia Est e Ovest si incontravano e si scontravano, generando mille rivoli di storie secondarie, parallele, sovrapposte, in uno svolgimento dialettico bisognoso di polarità. Scoprivo una dopo l’altra le tessere che compongono il mosaico della mia cultura d’origine e di quella acquisita, senza distinguere fino in fondo quale fosse l’una e quale l’altra, parteggiando ora per i vincitori ora per i vinti con lo stesso entusiasmo”.

Ma il momento nel quale davvero si compirà il “viaggio di ritorno” sarà quello che porterà il protagonista a confrontarsi con lo strazio dei campi profughi libanesi, con le macerie di una guerra sanguinosa e cruenta, con i cecchini appostati sui tetti e le bombe pronte ad esplodere sulle martoriate città siriane. Un ritorno necessario quello di Antar, che dovrà rimettere insieme i pezzi della sua disgregata famiglia, ricomporre il puzzle che suo padre aveva volutamente fatto saltare in aria. E sarà un percorso arduo, doloroso, ma assolutamente necessario per poter di nuovo tornare a vivere una vita consapevole e serena.

L’autrice ancora una volta ci consegna il ritratto di una Siria del prima e del dopo il conflitto, segnando quell’inevitabile spartiacque nella vita dei protagonisti del romanzo e di tutti i siriani reali, in carne e ossa che ancora oggi anelano di tornare nella loro patria, libera da bombe e violenza.

E all’interno di questa cornice, la Iorfida disegna diversi aspetti della vita e della cultura siriana, dalla situazione delle donne ai rapporti familiari, dalla brutalità del regime militare all’allegria dei locali e delle strade che pullulano di turisti in una Damasco ante guerra che affascina e ammalia chiunque vi rivolga lo sguardo. Ma il messaggio che si erge con maggior voce dalle pagine di questo libro è quello di ogni Antar che riesce a farsi ponte fra due culture, legame fra terre diverse eppure simili.

Affratellato a milioni di destini, abitante e naufrago di un Mediterraneo in continuo tumulto, cittadino di una terra elastica, che si espande e si restringe senza avere il tempo di assorbire appieno i cambiamenti che la attraversano, mi riconosco figlio legittimo di due culture, un arabo italiano che porta il suo messaggio a un mondo che ancora deve venire”.

“Antar” di Eliana Iorfida, Vertigo Edizioni.