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Quando la chimica si fa musica e incontro: i “ReaGente 6” (prima parte)

Cari lettori, ben ritrovati in questo inizio di settembre e che sia un nuovo anno lavorativo… e non solo lavorativo… positivo per tutti!

Nella mia continua ricerca di realtà musicali che siano un ponte pacifico e costruttivo tra identità culturali e musicali diverse, con particolare riguardo alle tante declinazioni del mondo arabofono e mediterraneo, ho conosciuto il gruppo ReaGente 6, il cui leader è il musicista Fabio di Biagio.

Mi aveva incuriosito il fatto che musicisti come Esharef Ali Mhagag, libico, e Marwan Samer, tunisino, facessero parte del gruppo. Ho intervistato Fabio, Esharef e Marwan, per conoscere meglio il gruppo e la sua musica, quella musica che scaturisce proprio dall’incontro profondo fra identità diverse.

C.: Fabio Di Biagio, leader del gruppo ReaGente 6, ci vuoi spiegare il perché di questo nome… benché sia chiaro già dai primi ascolti della vostra musica? Mi viene subito da pensare, anche se sembrerà banale, alla chimica tra essenze musicali diverse come provenienza geografica, identità, genere…ma che riescono a fondersi, nella vostra mente e sul palco, davanti al pubblico, dando vita ad un insieme nuovo, che si nutre e si fortifica proprio in virtù della coesistenza di tante diversità.

Cinzia 02 set intervista ReaGente 6F.: Beh, il perché ho battezzato con questo nome il gruppo lo hai perfettamente spiegato tu. Inizialmente avevo optato per Melting Pot, ma era un nome già ampiamente sfruttato. Poi, vista la mia passione per la chimica, ho pensato ai reagenti, cioè a quelle sostanze che, miscelate insieme con energia, subiscono la trasformazione della loro struttura originaria, provocando una reazione chimica. Quello che accade con la nostra musica… la reazione di componenti diversi, che avviene all’interno di un’ideale matraccio conico, cioè
il nostro palcoscenico; matraccio conico, simbolo del gruppo, etichettato con un sei, cioè il numero degli elementi che lo compongono, quelli che eravamo inizialmente, ma che poi ho voluto incrementare per avere una reazione ancor più strabiliante e coinvolgente.

C.: Come è nato il gruppo e che obiettivo ti sei posto, con la sua formazione? Come hai incontrato i vari musicisti che ne fanno parte e come è nato il vostro percorso insieme?

F.: Fondamentale per la nascita del ReaGente 6 è stato l’incontro con Esharef, nel lontano 2002. In quel periodo stavo lavorando sulla rivisitazione di un mio vecchio progetto. Esharef, che avevo conosciuto ad un concerto di Zawinul Syndicate, mi venne a trovare in studio. Mentre gli stavo facendo ascoltare alle tastiere quello a cui stavo lavorando, cominciò a cantarci sopra… semplici vocalizzi ma molto intensi, estremamente evocativi. Rimasi folgorato! Lui, con il suo background, seppur inconsapevolmente, mi stava tracciando la strada da percorrere per raggiungere nuovi mondi sonori, quelli che mi avevano sempre affascinato da ascoltatore ma che mai, prima di allora, avevo pensato di sperimentare. Il vecchio progetto, divenne qualcosa di molto diverso: “Mr. Xanthous”, il mio primo disco ufficiale. Un viaggio emozionante sospeso tra Occidente, Africa, Oriente e Mediterraneo che potei realizzare, oltre che per merito della collaborazione con Esharef, anche grazie al coinvolgimento di grandi musicisti provenienti da aree culturali molto diverse tra loro tra cui, il chitarrista di origine indiane Amit Chatterjee, e il chitarrista statunitense Randy Bernsen. Da questa esperienza è nato il ReaGente 6. L’arricchimento del viaggio sonoro con una maggiore interazione tra i componenti… uno spazio aperto, libero, dove fondere elementi culturali e musicali diversi, echi di tradizioni antiche, in una rappresentazione dai colori mutevoli e imprevedibili.

C.: Prendo spunto proprio dalla presenza dei due musicisti nord-africani nella band, artisti che abbiamo già conosciuto in precedenti articoli in questo blog: Esharef Ali Mhagag e Marwan Samer, libico il primo e tunisino il secondo. Qual è il loro apporto musicale, nel gruppo? Quale impatto ha, a livello musicale, la loro presenza ed il loro contributo, nella musica che fate e che proponete?

F.: La presenza di artisti come Esharef Ali Mhagag e Marwan Samer è imprescindibile in un gruppo come il ReaGente 6, che fa della multietnicità la sua forza. Esharef, come ho spiegato, ha aperto la strada verso l’incontro di anime aventi culture e percorsi musicali diversi, ma accomunati dall’unico intento di regalare emozioni al pubblico, suonando con il cuore. L’arrivo di Marwan, anche attraverso le sue pregevoli e toccanti performance all’oud, ha contribuito ad arricchire la tavolozza delle sonorità.

C.: La vostra musica, come dicevamo, fonde e plasma, scompone e ricompone. Ci sono dei brani, tuttavia, in cui mi pare di ravvisare maggiormente le suggestioni musicali del mondo arabofono, soprattutto nel brano “Halal”. Chi ha composto questo brano, cosa mi dici in proposito?

F.: “Halal” rappresenta l’essenza del progetto ReaGente 6. Una composizione ricca di sfaccettature, di intrecci etnici dai sapori africani e orientali… di spiritualità. Nata da un’idea di Esharef che poi, suonandola dal vivo, si è man mano sviluppata in una sorta di elaborazione collettiva. Ricordo che la lunga introduzione di tastiere, non presente nella prima versione, fu totalmente improvvisata da me in un concerto in cui dedicammo “Halal” ad un’artista, prematuramente scomparsa, che avrebbe dovuto suonare con noi quella sera. Fu proprio il ricordo di lei, la tristezza che mi assalì pensando alla sua tragica morte, che m’ispirò
quelle note introduttive di sintetizzatore, le cui sonorità rimandano timbricamente agli strumenti a fiato della musica tradizionale araba.

C.: Anche in “Almucàntarat” colgo delle sequenze melodiche che mi riportano alla mente le melodie popolari nord-africane. Vedo che c’è anche una forte presenza di strumenti tipici di quelle zone, come la darbuka. Mi presenti anche questo brano?

F.: Certo! Sì, “Almucàntarat” risente molto delle influenze della musica popolare araba, a me tanto care. La scelta di certe sonorità ne è la prova lampante. Avevo voglia di scrivere qualcosa che rappresentasse un momento gioioso, una festa tribale ai margini del deserto. Un composto che unisse tutte le culture. Come in “Halal”, gli arrangiamenti sono per la maggior parte improvvisati, istintivi, in continua evoluzione. La presenza di strumenti tradizionali come l’oud, la darbuka, il djembe, ecc. che si fondono con le timbriche elettroniche degli strumenti moderni, non fanno che aumentare il potere evocativo della band, che può viaggiare indietro nel tempo e proiettarsi nel futuro.

C.: Grazie Fabio. Ora lascio la parola ad Esharef, per sapere da lui come sente il proprio ruolo all’interno del gruppo, qual è il suo apporto umano e musicale nella band e nel momento della performance.

E.: Ciao Cinzia, io sono parte integrante del gruppo ReaGente 6, grazie a Fabio che mi ha dato la possibilità di esprimermi condividendo una musicalità che si avvicina molto alle nostre tradizioni araba e nord africane, tipo il genere rai e quello medio orientale. Fabio ha questi tipi di caratteristiche musicali nelle note delle tastiere, quindi la sua sensibilità artistica ci ha permesso di scambiare culture e viaggi attraverso le ritmiche e le armonie che richiamano il mio canto e il vocalizzo dove , con messaggi, comunico la pace e la spiritualità . Credo che la musica sia il mezzo fondamentale per riavvicinare tante culture tra loro e, con la condivisione, si vince ogni forma di chiusura e di paura.

C.: Esharef, puoi spiegare meglio alcuni punti di quel che hai detto? Che tipo di messaggi intendi? Vuol dire
che parli, durante il tuo canto, oppure è la musica stessa che comunica pace e spiritualità?

E.: Provo a spiegarmi meglio… non è sempre facile esprimere a parole questi concetti. Io, attraverso i vocalizzi, suono la musica attraverso la voce ma con sottofondo musicale, durante i concerti, ascoltando la musica suonata appunto dai musicisti: provo delle sensazioni positive e poi incomincio a vocalizzare, oppure parlo in arabo, invocando la pace con messaggi chiari. A volte sono sensazioni inspiegabili, come se la musica mi ipnotizzasse e, in quel momento, io entrassi in una dimensione tutta mistica e spirituale. Queste sensazioni sono provocate dal suonare insieme con gli altri musicisti, è un vero scambio di emozioni!

C.: Grazie a Fabio e ad Esharef. Ricordo ai lettori che seguirà presto l’intervista all’altro componente arabofono del gruppo, il tunisino Marwan Samer.

A presto con tante altre nuove interviste e realtà musicali, qui su Arabpress.
Cinzia Merletti

 

About the author

Cinzia Merletti

Cinzia Merletti è musicista, didatta, saggista. Diplomata in pianoforte, laureata in DAMS, specializzata in Didattica e con un Master in Formazione musicale e dimensioni del contemporaneo. Ha scritto e pubblicato saggi sulla musica nella cultura arabo-islamica e mediterranea, anche con CD allegato, e sulla modalità. Saggi e articoli sono presenti anche su Musicheria.net. Ha all'attivo importanti collaborazioni con musicisti prestigiosi, Associazioni culturali e ONG, enti nazionali e comunali, Conservatorio di Santa Cecilia, per la realizzazione di eventi artistici, progetti formativi ed interculturali tuttora in corso.

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