Opposizione in Egitto: una mossa scaltra

Di Tariq al-Homayed. Al-Sharq al-Awsat (13/12/2012). Traduzione di Roberta Papaleo.

Il consenso dell’opposizione egiziana a partecipare al referendum costituzionale, alle condizioni stabilite dal Fronte di Salvezza Nazionale, è una mossa politica molto saggia, non un segno di ritirata o sconfitta. Per quanto vero che la battaglia dell’Egitto è una battaglia per preservare lo Stato, purtroppo viene condotta attraverso cavilli legali e sotterfugi mediatici e religiosi. In un contesto simile, essere razionali è importante.

L’ultimo confronto dell’opposizione con i Fratelli Musulmani non sarà un caso isolato, ma sarà composto da più round, dalla costituzione ai media, sino all’economia, l’educazione ed ovviamente il sistema politico nel suo insieme. La Fratellanza è riuscita a dirottare l’opinione pubblica egiziana in molti momenti decisivi, così come sono riusciti a convincere l’Occidente e molti Paesi della nostra regione sul carattere democratico delle loro intenzioni. Una delle condizioni per la partecipazione dell’opposizione egiziana al referendum è la piena supervisione giudiziaria, questione che non è stata ancora risolta dai giudici; inoltre, la votazione dovrà essere fatta in una sola giornata, non in due come proposto dalla Fratellanza, in modo da evitare la dispersione dell’elettorato e facilitare i brogli. Una mossa scaltra che dimostra che l’opposizione sta giocando secondo le regole.

La mobilitazione del popolo egiziano da parte dell’opposizione per votare “no” al referendum costituzionale è indice di un comportamento politico corretto ed appropriato che impedisce ai Fratelli Musulmani di giocare alcune delle loro carte, come ad esempio la manipolazione delle masse. Allo stesso tempo, la mossa dell’opposizione dimostra che non si tratta solo di un movimento di strada, ma di un’organizzazione che ha un peso elettorale e sa come giocare in politica. Ora la cosa più importante da fare è eliminare dalla competizione i sotterfugi della Fratellanza, specialmente dal momento che si tratta di uno scontro in cui la carta della religione viene usata per sensibilizzare la popolazione.

L’Egitto deve ora affrontare un duro lavoro, o almeno un terzo dell’Egitto, per votare “no” alla costituzione “di mezzanotte”.

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