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L’ascesa di Mohammad bin Salman e le conseguenze per il regno saudita

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Secondo la professoressa Madawi al-Rasheed, sono quattro le principali conseguenze della nomina di Mohammad bin Salman come erede alla corona saudita

Di Madawi al-Rasheed. Middle East Eye (21/06/2017). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Come c’era da aspettarsi, il re saudita Salman ha finalmente designato il figlio Mohammed come principe ereditario, silurando Mohammed bin Nayef, il quale secondo alcune fonti avrebbe chiesto di essere sollevato dall’incarico per “questioni private”. Allo stesso tempo, monarca saudita ha anche emendato la legge della successione imponendo una continuità verticale padre-figlio che rompe la tradizione orizzontale del passaggio della corona da fratello a fratello, in vigore sin dalla nascita del regno nel 1933. Una questione, tuttavia, resta irrisolta: il re abdicherà per permettere al giovane principe di regnare mentre è ancora in vita? Storicamente, nessun monarca saudita ha mai abdicato al trono per sua volontà.

La nuova nomina – approvata con 31 voti favorevoli su 34 dai membri del Consiglio di Fedeltà – avrà diverse conseguenze sul futuro del regno saudita, tutte collegate alla natura erratica del giovane Mohammad.

In primo luogo, Mohammad bin Salman agirà col pungo di ferro. Metterà a tacere qualsiasi voce dissidente, mentre permetterà un numero limitato di libertà personali per garantire ai sauditi un intrattenimento moderato. È uso comune di molti dittatori permettere ai soggetti più marginalizzati delle forme controllate di divertimento. Anche le donne saranno il simbolo della moderna Arabia Saudita e potrebbero presto avere il permesso di guidare.

Secondo, le imprevedibili politiche economiche – ad esempio, lo svezzamento dal petrolio entro il 2020 – potrebbero non garantire la continuità del processo di neoliberalizzazione tanto desiderato. Un giorno Mohammad potrebbe trovarsi costretto a dire ai sauditi di stringere la cinghia. Per avere successo, questa neoliberalizzazione avrebbe bisogno di un miracolo.

Terzo, Mohammad dovrà lottare per diventare una potenza regionale al pari della Turchia, dell’Iran e di Israele, le quali al momento sono tutte impegnate ad emergere come forze dominanti e con un ruolo decisivo nei diversi conflitti che interessano il mondo arabo. Tuttavia, Riyad ha già allontanato Ankara per la essersi schierata accanto al Qatar nella recente crisi e Mohammad ha praticamente dichiarato guerra a Teheran. Potrebbe essersi conquistato le simpatie di Israele – con la quale l’Arabia Saudita coopera in maniera clandestina su questioni economiche e di sicurezza – con la proposta di un fronte panislamico contro Qatar e Iran, ma è presto per cantare vittoria.

Quarto, Mohammad continuerà a fare la corte al presidente americano Donald Trump, anche lui di natura del tutto imprevedibile. Almeno in pubblico, i due faranno vedere di andare di amore e d’accordo finché entrambi non raggiungeranno i loro obiettivi, sia a livello interno che estero.

Il nuovo principe non sembra avere tempo per l’Europa al momento. Continuerà a vederla come una meta per le vacanze e una fonte dalla quale attingere nuove armi. Questo vorrà dire che Francia e Gran Bretagna faranno a gara per conquistarsi il favore del nuovo erede al trono, avendo perso il loro candidato preferito, Mohammad bin Nayef, che era riuscito ad instaurare ottimi rapporti con l’intelligence delle potenze occidentali.

Per ora, il regno di Salman sta prendendo forma in mezzo a diverse sfide, sia a livello domestico che regionale. La nuova nomina potrebbe non costituire una vera sfida, ma il futuro è incerto. Mohammad bin Salman non è né un pacifista, né uno stratega. Probabilmente, non farà altro che alimentare il fuoco dei conflitti regionali, piuttosto che estinguere quelli esistenti.

Madawi al-Rasheed è professoressa presso il Middle East Centre della London School of Economics. Scrive spesso di Penisola Arabica, immigrazione araba, globalizzazione, religione e gender.

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