In questi giorni si è celebrata la giornata mondiale del rifugiato. Ci sono state conferenze, eventi e flashmob per ricordare al mondo intero l’importanza dell’accoglienza, e l’urgenza di prendere provvedimenti seri.
Come sempre, la letteratura riesce a farci comprendere meglio una realtà che per molti è inimmaginabile. Uno spunto interessante viene dal romanzo “Diario di un clandestino” di Rachid Nini, anche se ovviamente parla di clandestini e non di rifugiati. L’opera è stata pubblicata nel 2011 da Mesogea, con la traduzione di Camilla Albanese.
Così si apre la narrazione:
Ieri è naufragato un barcone. L’ho visto in tivù. Come navi stremate, sulla costa rocciosa giacevano sette cadaveri. Stavo mangiando quando mi sono ritrovato davanti quelle immagini e, di colpo, mi è passata la fame. C’era qualcuno che li trascinava fin alla spiaggia e li copriva con dei teli. I corpi fradici erano stati messi in fila uno accanto all’altro.
Oggi le hanno rimandate in onda e su qualche quotidiano hanno pubblicato delle foto. È una cosa che ti prende allo stomaco. Second la speaker del telegiornale il governo non reagisce. Io proprio non so cosa ci faccio qui.
Buona Lettura!
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