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Siria e COVID-19: le paure più remote

A health worker with a face mask walks inside a hospital, as hospitals enforce a series of measures to prevent the spread of the coronavirus disease (COVID-19), in Damascus, Syria March 19, 2020. REUTERS/Omar Sanadiki - RC20NF9CYGOY

Dopo i primi contagi in Siria, si teme una diffusione esponenziale del coronavirus. La tragedia umanitaria che ne seguirà è enorme e necessita un intervento internazionale

di Fayez Sara, Asharq al-Awsat, (01/04/2020). Traduzione di Francesca Paolini

Dopo aver sperato che il virus non si diffondesse in Siria, le fonti ufficiali registrano i primi casi di contagio, di cui il primo arrivato dall’estero; ma chi conosce la politica del regime di Assad sa di non poter far affidamento su ciò che dicono a Damasco, poiché, come disse il compianto poeta siriano Mamdouh Adwan, “loro mentono anche sulle previsioni del tempo”!

Per affrontare l’eventuale diffusione del covid-19 le autorità hanno adottato delle misure che gli esperti hanno definito insensate, trattandosi di misure amministrative minime, non senza un tornaconto per l’elite al potere. Non vengono infatti garantite le procedure tecniche indispensabili, come l’isolamento dei contagiati, la fornitura di dispositivi di individuazione del virus – che non si limiti ai soli termometri – e la creazione di laboratori specializzati per le analisi. Quest’ultime sono al momento condotte dal settore sanitario privato attraverso dispositivi vecchi e consumati e ad un costo superiore ai cento dollari, l’equivalente in lira siriana, del doppio di uno stipendio mensile di un funzionario di stato.

La situazione nella capitale è negativa e quella nelle altre zone sotto il controllo del regime lo è ancor di più. Nelle stesse condizioni vertono le zone di Idlib e del nord della Siria, le prime soggette al gruppo estremista Hayat Tahrir al-Cham e le seconde alle componenti armate che ruotano intorno alla sfera turca. Lo stesso accade ad est dell’Eufrate dove dominano le Forze Democratiche Siriane e il suo nucleo duro curdo, L’Unità di Protezione Popolare. Qui le procedure per contrastare il covid-19 sono inefficaci, essendoci una debole capacità amministrativa. Deboli anche le capacità finanziarie e sanitarie dopo gli attacchi delle forze di Assad e dei sue alleati russi e iraniani, che hanno distrutto la maggior parte degli ospedali e dei centri sanitari e ucciso o spinto ad emigrare gran parte del personale sanitario, soprattutto i medici. Tutto ciò in concomitanza con il blocco degli aiuti internazionali  dovuto ai ripetuti attacchi aerei e terrestri che colpiscono la zona nord occidentale.

Questo scenario è reso ancora più fragile dalle condizioni di vita dei siriani, che fanno del paese, nel caso di diffusione del virus, un perfetto candidato per una tragedia umanitaria inimmaginabile. A tal riguardo tre i punti da considerare: le condizioni abitative, l’estrema povertà e le condizioni di carceri e campi di detenzione all’interno del paese.

Con la distruzione delle zone abitative, molti siriani hanno perso le loro case; alcuni si sono rifugiati nei centinaia di campi presenti nella zona ai confini con la Turchia ed  altri sono stati collocati in centri d’accoglienza a Damasco o nelle campagne circostanti. In entrambi i casi si registra un sovraffollamento, l’assenza o l’inefficienza dei servizi essenziali quali acqua, elettricità, sanità e strade. Peggiore la situazione vissuta dai migliaia di siriani a Damasco costretti a vivere nei parchi o nei luoghi pubblici.

Si registra anche una forte mancanza di alloggi che rende gli affitti insostenibili per gli sfollati e per coloro costretti a cambiare abitazione. C’è chi alloggia in cantine, magazzini,  negozi o rovine abbandonate, mentre è in crescita il numero di famiglie che vivono in una tenda o in una sola stanza o di più nuclei familiari riuniti in un’ unica abitazione. In generale le attuali condizioni abitative dei siriani non offrono la minima possibilità per i contagiati o per i casi sospetti di mettersi in autoisolamento.

Quanto all’estrema povertà questa ha colpito anche le più alte fasce della classe media dopo aver distrutto quelle più basse a causa di molteplici fattori: mancanza di lavoro, riduzione dei salari, aumento dei prezzi di beni e servizi, svalutazione della moneta, restrizione della produzione locale, deterioramento della sua qualità e assenza di autorità regolatrici spesso in collusione tra loro. Sono questi i fattori che ostacolano la fornitura di beni essenziali quali cibo, medicine, vestiti e alloggio. In caso di epidemia i siriani si troveranno in competizione in una situazione di scarsità di beni e opportunità.

Infine sappiamo che le circostanze e gli sviluppi del conflitto negli ultimi nove anni hanno portato all’arresto, alla detenzione e al sequestro di centinaia di migliaia di persone. Le stime parlano di 130 mila persone presenti per ragioni politiche o di sicurezza nei campi di detenzione del regime. Sono migliaia anche i prigionieri nei campi del gruppo Hayat Tahrir al-Cham,  dell’Unità di Protezione Popolare e di altre forze armate. In caso di diffusione del virus le condizioni di arresto e detenzione che accomunano tutti gli schieramenti costituiscono una forza distruttiva per loro stessi e per tutti i loro prigionieri. A prescindere dall’autorità che li controlla, la gestione delle carceri e dei campi di detenzione è complessa considerando che una fuga di notizie ha già confermato la presenza di più di mille contagi nella prigione di Adra a Damasco.

Il costo umano che può colpire la Siria alla luce dell’epidemia è inimmaginabile e a questo vi si aggiungeranno i costi economici. La tragedia sarà totale e toccherà molteplici ambiti rischiando di diffondersi nella regione poiché nessuno può contenerla nei confini siriani. I primi ad esserne influenzati saranno i paesi vicini e quegli Stati a cui appartengono soldati e milizie presenti sul territorio siriano. . Tutto questo dimostra la necessità di intraprendere in Siria un’urgente iniziativa di intervento regionale e internazionale alla luce della verità che tutti conoscono, ovvero che nessuna parte siriana è in grado di fare qualcosa e forse, se questa iniziativa verrà adottata, la Siria sconfiggerà il virus e probabilmente segnerà anche la fine del regime di Assad!

Fayez Sara è uno scrittore e giornalista siriano.

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