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Macron raccoglie il fiasco di primo mattino

Parigi novembre 2018
Un'opinione araba sui fatti francesi.

Di Bashir al-Bakry, al-Araby al-jadid(4/12/2018). Traduzione e sintesi di Mario Gaetano.

La manifestazione di protesta che ha avuto luogo agli Champs-Élysées sabato scorso, ha lasciato senza parole l’élite governante francese. Il livello di violenza è stato altissimo, l’evento ha provocato molti feriti tra i manifestanti e forze dell’ordine, senza contare le enormi perdite materiali.

Il livello di violenza che ne è scaturita, ha superato quello delle manifestazioni precedenti, la memoria ritorna inevitabilmente al 2005. A quell’epoca, le dichiarazioni razziste di Nicolas Sarkozy, ministro degli interni del governo Chirac, provocarono gravi scontri.

La ragione principale che ha condotto agli scontri di sabato è stata l’innalzamento delle tasse sui carburanti, anzi essa è stata la miccia che ha appiccato il fuoco; simbolo della protesta è il movimento dei gilet gialli, nato quasi tre settimane fa, questo movimento si definisce diverso da quelli che la Francia fin ora ha conosciuto.

In Francia i sindacati sebbene siano tutti uguali agli occhi della costituzione, ovvero abbiano il diritto di manifestare e di scioperare in egual misura, il più delle volte, sono i grandi sindacati che hanno paralizzato il Paese, ma l’ordine pubblico non è mai andato fuori controllo come è avvenuto sabato scorso.

Il presidente Macron e il suo governo hanno ricevuto uno schiaffo non dai sindacati, né dai partiti, bensì da quella parte della società che essi, prima di sabato, ignoravano l’esistenza: la piazza. Come già ricordato in precedenza, il movimento sopracitato, è nato quasi tre settimane fa sui social network e ha scosso il Paese, mandando in fumo i piani di Macron, il quale quando è stato eletto aveva avuto il 75% dei consensi, ma adesso sono scesi al 25%, cioè ai minimi storici da quando è nata la quinta repubblica, quasi 60 anni fa e da un anno e mezzo da quando egli siede all’Eliseo.

A questo punto, sembra opportuno ricordare, dato l’astio nei confronti dell’attuale presidente francese, le modalità attraverso le quali egli è arrivato a sedere all’Eliseo. Innanzitutto bisogna ricordare che non è stato eletto da nessuno dei grandi partiti di destra e di sinistra, bensì, se ora siede sulla poltrona più alta, lo deve alla sua abilità nello sfruttare i problemi e i contrasti in seno al partito socialista, che dopo la sua elezione ha tradito e abbandonato.

Se Macron ha avuto gioco facile con i partiti, lo stesso non si può dire della piazza, la quale lo vede come il presidente dei ricchi, che gestisce la macchina statale come se fosse un terreno agricolo e a godere dei suoi frutti, sono solo i suoi amici, insomma governa alla maniera di Sarkozy, pioniere della corruzione nella res publica.

Il movimento dei gilet gialli è nato sui social network, e ha colto alla sprovvista il governo che non ha avuto neppure il tempo di sedare gli animi, tuttavia per riportare la calma ha ventilato la possibilità di dichiarare lo stato d’emergenza, una medicina quest’ultima che significa il fallimento della politica.

Il messaggio che ha voluto lanciare la piazza sabato, è che i canali ordinari attraverso i quali protestare non sono più sufficienti, i sindacati oramai sono valvole di sfogo che non bastano più a contenere il malcontento sociale.

 

Bashir al-Bakry è poeta e scrittore siriano e capo redattore del giornale “al-araby al-jadid”.

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