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Trump e Macron sull’accordo nucleare con l’Iran

Trump e Macron
Il programma nucleare iraniano continua tra l’audacia di Trump e l’equilibrio di Macron. Ma quali saranno le conseguenze sul piano regionale e internazionale? Un’analisi di Hasan Tarek al-Hasan.

Di Hasan Tarek al-Hasan. Elaph (24/09/2017). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Le ultime parole del presidente americano, Donald Trump, pronunciate durante l’ultimo discorso dinanzi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, hanno fatto preoccupare sia l’Europa che l’Iran. Il presidente ha descritto l’affare del nucleare come uno dei peggiori accordi conclusi dagli USA nella storia. Si pensa che il prossimo mese lo stesso Trump possa annunciare come la prosecuzione dell’accordo con l’Iran contrasti con le richieste di sicurezza nazionale americana chiamando una nuova votazione presso il Congresso.

Gli europei hanno manifestato il proprio disappunto e per mezzo della responsabile di politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini, si è espresso il rifiuto ad accettare qualsiasi tentativo americano di infrangere l’accordo con l’Iran. Spetta all’Iran impegnarsi a pianificare i termini dell’accordo secondo quanto deciso dall’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica lo scorso 31 agosto. A sua volta, il presidente francese, Emmanuel Macron – sfruttando l’assenza della cancelliera tedesca Anjela Merkel impegnata nella sua quarta campagna elettorale – si è proposto come portavoce dell’UE in merito alla questione del nucleare iraniano. E così dinanzi all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha spinto verso l’accordo con l’Iran riconoscendo l’impegno di quest’ultimo ad operare in tale direzione. Allo stesso tempo, Macron si è soffermato sull’importanza di affrontare i missili balistici iraniani e il futuro del programma nucleare una volta terminato l’accordo, una questione su cui Teheran temporeggia. In cambio, il presidente ha proposto all’Iran il riconoscimento del suo ruolo regionale in Siria attraverso la partecipazione a un nuovo ciclo di colloqui di pace che si terrà il prossimo anno.

L’equilibrio adottato da Macron potrebbe favorire gli interessi europei e persino americani che vedono lo scontro in Siria un vero fallimento dopo che russi, europei e turchi vi hanno imposto la loro politica attuale. Sembra però che nessuno degli stati occidentali sia pronto ad intervenire per cambiare l’equilibrio delle potenze sul territorio fino a quando il controllo di Daesh (ISIS) non diminuisca. Dall’altra parte, il programma missilistico iraniano è in cima alle preoccupazioni degli Stati Europei che temono che questi missili possano presto raggiungere il vecchio continente.

Da tutto ciò i Paesi del Golfo ne escono da perdenti. Infatti, da un lato la miccia innescata dal presidente Trump potrebbe presupporre una nuova crisi con l’Iran il cui fine è o l’arresto del programma nucleare o il cambiamento della politica regionale dell’Iran; questo non rientrebbe affatto negli interessi del Golfo. Dall’altra parte, l’equilibrio adottato dal presidente Macron potrebbe favorire la riuscita del programma missilistico iraniano, così da agevolare il ruolo di Teheran nella regione e rompere il suo isolamento sul piano internazionale e regionale.

*Hasan Tarek al-Hasan è ricercato bahreno e dottorando presso il King’s College di Londra.

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