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Il delegato dell’America in Siria

Siria
Siria divisa dalle milizie al soldo delle potenze straniere

Di Abdel Rahman al-Rashid, Sharq al-Awsat (27/11/2018). Traduzione e sintesi di Mario Gaetano.

Un articolo del giornale Sharq al-Awsat ha riportato dettagliatamente i passi in avanti compiuti dagli americani in Siria contro le milizie siriane, le quali per lo più, sono composte da forze locali. La seconda fase delle sanzioni statunitensi contro l’Iran coincide con l’ampliamento del fronte siriano, nel quale, larga parte hanno avuto i missili russi che hanno messo fuori uso l’aviazione israeliana. Sembra che il numero dei curdi siriani arruolati, armati e addestrati all’interno delle forze democratiche siriane “F.S.D.”, si aggiri intorno alle trentamila unità; la maggioranza di esse è composta da curdi, tuttavia altri sono di origine araba che vivono a est dell’Eufrate.

Il fiume Eufrate gioca un ruolo fondamentale nella vicenda siriana, poiché è diventato un confine naturale tra le forze del regime di Assad e i suoi alleati; Russia e Iran che si trovano a ovest del fiume, e quelle che si trovano est dell’Eufrate, che sono composte dagli Stati uniti e dai loro alleati. Gli americani non hanno intenzione solo di combattere Daesh, ma vorrebbero anche ridimensionare le forze iraniane presenti sul territorio. Come già ricordato all’inizio, i missili russi S-300 hanno contrastato i bombardamenti israeliani, proteggendo così le milizie iraniane presenti sul territorio siriano. Proprio il sostegno russo all’ Iran, ha costretto gli americani ad ampliare il ruolo dei curdi in Siria per combattere Daesh, le milizie iraniane e persino i turchi.

Secondo alcune statistiche, i curdi presenti sul campo di battaglia sono circa sessanta mila, più altri trentamila, che gli americani stanno addestrando, ma sembrano cifre esagerate. La missione del “F.S.D.” è affrontare Daesh e gli iraniani, senza contare che a questi due avversari, si aggiungono anche i turchi, i quali combattano i curdi, ovunque essi si trovino e chiunque li appoggi. Politicamente, Ankara è molto vicina al regime di Assad, al Cremlino e a Teheran. Il ministro degli esteri turco nel parlare della situazione siriana, ha dichiarato senza mezzi termini che “gli americani complicano radicalmente la situazione”, i quali, però, come gli altri attori di questa vicenda, fanno i loro interessi. Gli Stati Uniti hanno creato delle milizie curde che hanno il compito di riprendere la maggioranza dei territori che l’opposizione siriana ha perso durante la guerra civile, combattendo in loro vece, come del resto sta già facendo l’Iran il quale da più di quattro anni ha assoldato delle milizie locali che fanno i suoi interessi.

Sul piano internazionale, gli Stati Uniti fanno pressioni su Mosca perché spinga Assad a non lasciare il potere, almeno, non prima che abbia scacciato le milizie iraniane dal territorio siriano. Appare però poco credibile l’affermazione di Mosca secondo la quale, essa non avrebbe influenza sul regime di Assad, né la capacità di combattere le milizie iraniane, le quali hanno goduto della protezione dei missili russi dagli attacchi di Israele. Mosca vorrebbe che le forze iraniane restassero sul territorio, al fine di realizzare una vittoria totale, ma la presenza americana rappresentata dal F.S.D. potrebbe costringere i russi a scegliere una vittoria senza gli iraniani o a continuare a combattere al loro fianco.

 

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Abdel Rahman al-Rashid è un giornalista saudita del quotidiano Sharq Al-Awsat, nato nel 1956. Nel 1980, ha amministrato l’ufficio del giornale saudita a Washington e nel 1998 è stato nominato direttore esecutivo di Sharq al-Awsat a Londra. Nel 2004 ha assunto la carica di direttore generale del canale al-Arabiyya, dal quale si è dimesso nel 2014.

È stato poi nominato membro del consiglio amministrativo del gruppo MBC e attualmente scrive per il giornale Sharq al-Awsat.

È noto che al-Rashid è un liberale fortemente critico nei confronti degli islamisti e dei Fratelli Musulmani in Egitto, un’ostilità, quest’ultima, venuta fuori all’annuncio della Costituzione del 2012, che lo portò ad essere disprezzato dalle forze islamiste in Egitto, le quali esortarono l’interruzione delle trasmissioni di al-Arabiyya.

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