News Zoom

Siria: il dolore non va in TV

Zoom 01 ago SiriaDi Diana Moukalled. Alsharq al-Awsat (31/07/2013). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo. Solo nelle prime due settimane di Ramadan, più di duemila siriani sono morti, alcuni vittime dei bombardamenti, altri di massacri e scontri.

È la stessa tragedia nella quale il popolo siriano sta annegando da quasi due anni e mezzo, ma l’agonia della Siria non è più un evento importante. Ciò aumenta la frustrazione dei siriani ed accresce il loro senso di disincanto nei confronti della loro esperienza, oltre alla mancanza di interesse. Ora, il mese delle serie televisive è arrivato per accendere l’opinione pubblica araba e dare al popolo siriano un’altra ragione di confusione e disorientamento.

Questi telefilm hanno rimesso in risalto la realtà siriana, che include negozi finanziati direttamente da regime e che riflettono chiaramente il suo punto di vista, oppure lavori finanziati dal settore privato che mostrano un atteggiamento professionale e produttivo che non ha una posizione chiara, il quale fa indirettamente l’interesse del regime.

Nella serie Sana’oud Ba’ad Kaleel (“Torneremo Presto”) non esiste nessuna rivoluzione in Siria e gli eventi che si succedono sono solo lo sfondo per le storie dei personaggi principali. La sceneggiatura descrive la situazione in Siria, attraverso l’attore pro-regime Duraid Lahham, come una “crisi” concentrata su sentimenti di nostalgia, desiderio e dolore nei confronti della Nazione.

In alcune zone della Siria sotto il regime, i caffé pubblici non possono trasmettere la serie Al-Wilada min Al-Khasira (“Nascere dal Fianco”), considerata la più audace e controversa nel descrivere la realtà siriana.

Benché la produzione tratti problematiche relative all’abuso, la soppressione, la sicurezza, la detenzione, la tortura e l’intelligence, il programma ha ricevuto l’autorizzazione ufficiale delle autorità siriane e la maggior parte dello staff è lealmente fedele al regime. Quindi, non è sorprendente che la rivoluzione venga ritratta come negativa, mentre il regime, con tutti i suoi difetti, sia il meglio per la popolazione siriana.

I siti dei social network hanno mostrato le opinione divise e frammentate degli spettatori delle serie siriane di quest’anno, con divergenze diverse dal solito; ma cos’è peggio: il vero dramma vissuto dai siriani o il dramma dal quale fuggono con questi telefilm?

Non c’è dubbio sul fatto che i programmi televisivi finanziati dal regime stanno cercando di manipolare l’umore del pubblico, un metodo usato con successo negli ultimi dieci anni. In questo senso, ci sono “telefilm pro-regime”, mentre l’opposizione non ha prodotto nessuna serie.

La capacità d’influenzare attraverso i telefilm è un’arma del solo regime. Paradossalmente, anche se il regime è riuscito ad infiltrarsi negli schermi dei siriani, gli attori e le star dell’opposizione non partecipano alla competizione.

Ciò avrà un impatto negativo dell’opinione pubblica nei confronti della causa dell’opposizione, sostenuta da schermi che mostrano la rivoluzione e le sue vittime in una maniera che difende il colpevole.

Link all’articolo: http://www.aawsat.net/2013/07/article55311704