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Proteste nel Rif marocchino: di chi è la colpa?

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Le proteste del Rif e della città di El-Hoceima, da un lato, riflettono la realtà storica e tragica della relazione esistente tra il centro e il makhzen e, dall’altro, riflettono quelli che sono i maggiori problemi del Marocco, costituiti dal rapporto ambiguo tra la casa reale e il governo

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (17/05/2017). Traduzione e sintesi di Veronica D’Agostino.

La regione del Rif, nel nord del Marocco, e quella del centro, nella città di El-Hoceima, giovedì hanno assistito a uno sciopero generale e a un corteo di massa che si prevede formi uno dei punti chiave del movimento sociale e civile nato lo scorso ottobre a seguito della morte del pescivendolo Mouhcine Fikri, triturato da un compattatore di rifiuti nel quale si è gettato durante un controllo della polizia per evitare la confisca della sua merce.

È chiaro che l’escalation di proteste e la loro continuazione è legata alla severità con cui le autorità marocchine hanno affrontato questa crisi e, ancor peggio, al fatto che molti ufficiali hanno gettato olio bollente sulle decisioni e le dichiarazioni del neo-movimento composto dalla popolazione del Rif, ignorando la crisi e le sue cause.

I media marocchini parlano di preparativi in corso per la visita del re del Marocco, Muhammad VI, alla città di El-Hoceima: una mossa saggia che, se fosse seguita da azioni concrete per sollevare questa regione dall’ingiustizia storica di cui ha sempre sofferto, potrebbe invertire la tendenza delle proteste e dare valore aggiunto alla casa reale. Quest’ultima, spesse volte, è stata capace di prevedere il corso dei venti politici, evitando tempeste e, se ciò avverrà, potrà dare ancora una volta maggiore credibilità a questa istituzione, anche se a scapito dei politici e dei responsabili eletti dal popolo.

Al contrario, altre notizie parlano dell’arrivo di ingenti rinforzi di sicurezza e della crescente presenza di elementi delle forze armate, andando in contrasto con le tendenze reali previste, secondo quanto riportato da fonti marocchine. Quest’ultime, infatti, mettono in guardia dalla possibilità che all’interno del makhzen (la residenza ufficiale dei sovrani del Marocco, n.d.R.) si segua la corrente più ostinata e irremovibile, questione che sicuramente non fermerà le proteste ma aprirà una nuova pagina nera per la popolazione del Rif, che le autorità marocchine non riusciranno mai più a voltare.

Le proteste del Rif e della città di El-Hoceima, da un lato, riflettono la realtà storica e tragica della relazione esistente tra il centro e il makhzen e, dall’altro, riflettono quelli che sono i maggiori problemi del Marocco, costituiti dal rapporto ambiguo tra la casa reale e il governo.

La disastrosa condizione araba rivela, in modo evidente, che affrontare le proteste non significa solamente comprendere le sue cause più intime ma mettere in atto piani sociali e politici per gestirle. Ricorrere direttamente alla forza e al potere non farà altro che far sprofondare la società e lo stato nell’abisso più profondo. Il governo, che nelle proteste vede solo appelli per la secessione e la cooperazione con l’esterno, controlla se stesso come se fosse distaccato dalla realtà e dalla cooperazione con l’esterno, che non desidera altro che il bene dei propri cittadini.

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