Di Radwan Ziadeh. Al-Araby al-Jadeed (16/01/2017). Traduzione e sintesi di Claudia Negrini.
La biologia afferma che se una parte del corpo non è utile, si atrofizza. A quanto pare questo vale anche per la politica: una persona che non lotta per il suo potere all’interno del sistema politico scompare, così come un’istituzione che non gioca un ruolo vitale nell’attività del sistema si rattrappisce lentamente, fino a scomparire.
Queste parole sembrano calzare a pennello per situazione della Lega Araba oggi, l’organizzazione che forse adesso servirebbe più di tante altre. Quello che sta succedendo nella regione araba non è certamente un processo comune. Assistiamo alla rinascita di un nuovo sistema politico e la conseguente morte di quello tradizionale arabo che conosciamo da decenni. Proprio quell’istituzione che si dovrebbe occupare della creazione di questi nuovi meccanismi ha, invece, un ruolo ridicolo, come se, in pratica, non esistesse più.
Ci sono molte ragioni che possono spiegare questo collasso. Per iniziare basta pensare che i sistemi politici arabi non si sentono rappresentati da questa organizzazione e non credono che possa avere un impatto decisivo, né tantomeno pensano di averne bisogno.
È quindi necessario un cambiamento radicale nel sistema politico arabo. È una questione di vita o di morte, se pensiamo alle grandi sfide che la regione deve fronteggiare, prima fra tutte quella di ricreare sicurezza e stabilità, sradicando completamente il terrorismo. Bisogna anche assicurare la transizione democratica pacifica per tutti quei paesi che sono stati coinvolti dalla cosiddetta Primavera o Rivoluzione Araba, creando un sistema che rappresenti le ambizioni dei cittadini arabi, la loro fede, e il loro desiderio di un posto tra gli altri Paesi.
L’assenza della Lega Araba, che non ha dato neanche una linea guida generale per i primi passi verso la transizione democratica dopo la nascita delle proteste popolari in questi Paesi, ha avuto, secondo me, un impatto importante che ha spinto questi processi al fallimento. In particolar modo se paragonato al ruolo che invece ha avuto l’Unione Europea nel guidare i Paesi dell’est europeo verso la democrazia dopo il collasso dell’Unione Sovietica.
La Lega Araba ha avuto un ruolo nella richiesta di protezione dei civili in Libia, dopodiché si è limitata a fornire dati di carattere politico, senza prendere nessuna iniziativa per risolvere le crisi simultanee in Yemen, Libia e Siria, ma neanche quella dell’occupazione israeliana, lasciando tutto nelle mani delle Nazioni Unite e di paesi della regione che hanno spesso interessi contrapposti.
Il destino della Lega è appeso a un filo. So esattamente quali sono i problemi strutturali che accompagnano questa organizzazione dalla sua nascita. La Lega è più antica delle Nazioni Unite e di tutte le altre istituzioni regionali, come l’Unione Europea e quella Africana, ma non riesce a uscire da questa crisi strutturale che colpisce le sue fondamenta. Dovrebbe, invece, riscostruire nuove basi e strutture con altri standard proprio a partire da qui.
Quello che realmente manca alla Lega Araba oggi, e più di ogni altra cosa, è una leadership che veda e creda nella capacità di cambiare, che abbia iniziativa e non sia solo il riflesso del fallimento del sistema politico arabo.
Adesso è necessario uscire dal quadro teorico e affrontare questa crisi strutturale profonda per far diventare la Lega Araba un motore dinamico, che promuova meccanismi che vedono la realizzazione di uno spazio arabo ancora possibile.
Radwan Ziadeh è uno scrittore e ricercatore siriano, professore all’Università di Washington.
I punti di vista e le opinioni espressi in questa pubblicazione sono di esclusiva responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente il punto di vista di Arabpress.eu
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