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In Palestina, un albergo di Betlemme usa bisturi e fiamma ossidrica per rivisitare i piatti locali

Betlemme, Cisgiordania, Palestina
Betlemme

Di Mary Pelletier. Middle East Eye (06/09/2016). Traduzione e sintesi di Chiara Avanzato.

Lontano dal trambusto della strada principale della Città Vecchia di Betlemme, lo chef Fadi Kattan, nella sua minuscola cucina, si racconta. Pescando un paio di lunghe forbici dagli utensili sparpagliati sul tavolo, in compagnia del suo assistente Mohammed Masalmeh con una grande fiamma ossidrica in mano, spiega perché nella sua cucina si utilizzino attrezzature mediche, e non solo: “In Palestina non è semplice trovare pinze o forbici adatte a creare complessi piatti culinari. Dove abbiamo acquistato la fiamma ossidrica, in un negozio di costruzioni, non riuscivano a capire a cosa mai potesse servirci”.

Andare alla ricerca di utensili da cucina è solo una delle sfide che Kattan ha dovuto affrontare quando ha deciso che era il momento di offrire qualcosa di nuovo ai turisti e alla gente del posto e ha ottenuto da parte della Municipalità di Betlemme, alla fine del 2015, la gestione dell’albergo Hosh al-Syrian e del caffè-ristorante Fawda, situati a pochi passi dall’attrazione principale di Betlemme, la Chiesa della Natività. L’hotel e il ristorante sono nascosti in uno dei tanti vicoli della città, in particolare in quello frapposto tra Manger Street, la vivace strada che attraversa il centro della Città Vecchia, e Star Street, antica via d’ingresso a Betlemme, oggi silenzioso e deserto sito patrimonio dell’Unesco.

Tornato in Palestina nel 2001, dopo un periodo di studi e lavoro nei settori alberghiero e culinario in Francia e Inghilterra, Kattan ha visto nell’albergo Hosh al-Syrian un’opportunità per contribuire allo sviluppo del turismo del suo paese in maniera diretta e personale. Il suo progetto è infatti parte della più vasta iniziativa della Municipalità mirante a rilanciare quel turismo che soffre da anni le conseguenze del conflitto israelo-palestinese.

“Ci chiamano albergo, ma in realtà siamo un hotel boutique”, dice Kattan, “stiamo provando a fare qualcosa di diverso. Trenta anni fa i pellegrini che venivano in Palestrina avrebbero trascorso un’intera vita a risparmiare pur di potersi permettere di andare a Gerusalemme e Betlemme, ma oggi non è più così. La nostra clientela è completamente diversa; non sono più pellegrini, ma per la maggior parte singoli viaggiatori che, dopo aver visitato la Chiesa e i graffiti del muro di separazione, decidono di trascorrere la maggior parte del tempo restante in hotel”. Scelta facilmente comprensibile se si pensa che le 11 stanze dell’albergo sono all’interno di una residenza privata, circondata da un giardino all’aperto, costruita 400 anni fa ed elegantemente ristrutturata.

A questo si aggiunga la creatività della cucina di Kattan che unisce la tradizione locale e i prodotti tipici palestinesi a piatti internazionali giapponesi, indiani, francesi. Chi decide di mangiare presso il ristorante Fawda, oltre che a prenotare in anticipo, deve essere pronto ad approcciarsi a un nuovo tipo di esperienza culinaria. Da Fawda è possibile ordinare soltanto dal menù del giorno, ricco di carne e prodotti freschi provenienti dal mercato di Betlemme. “Una delle cose ideali della posizione del nostro albergo è che il mercato, il panificio, la macelleria e il negozio delle spezie sono a pochi passi. E questa è una cosa grandiosa. Anche gli chef possono talvolta non avere l’ispirazione”, dice Kattan, “ma è sufficiente un breve tour al mercato per inventare un intero menù: ci sarà sicuramente un prodotto che ti parlerà o un odore che ti attirerà”.

Se il continuo contatto con i vicini macellaio e panettiere di fiducia è per Kattan qualcosa di estremamente semplice, rifornirsi di prodotti dai villaggi circostanti può risultare invece più complesso a causa degli insediamenti israeliani che circondano la città e dei controlli che regolano l’accesso a dati territori. Nonostante queste difficoltà, Kattan è ottimista: l’albergo Hosh al-Syrian e il ristorante Fawda continueranno ad attirare visitatori da Palestina e Israele, contribuendo alla ripresa del turismo a Betlemme.

Mary Pelletier è una scrittrice e fotografa americana che vive a Ramallah, in Cisgiordania.

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