Giordania News Zoom

In “Sesamo”, i nemici accelerano insieme

Di Hilmar Schmundt. El País (09/02/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

“Abbiamo proposto qualcosa che somiglia a un racconto delle Mille e una notte”, afferma Eiliezer Rabinovici, professore di alte energie dell’Università Ebraica di Gerusalemme. Parla di “Sesamo”, uno degli esperimenti più audaci al mondo: “Abbiamo costruito una specie di universo parallelo. Benché i nostri Paesi sono parzialmente in conflitto, noi ricercatori vogliamo costruire il primo acceleratore di particelle del Medio Oriente”.

“Sesamo” è un sincrotrone, una sorta di gigantesca macchina ai raggi x, ma molto più potente; nel mondo, ne esistono sono più di 40 in funzione. Rabinovici è il vice-presidente del “Progetto Sesamo”, un centro di ricerca indipendente che costruisce l’acceleratore e che lo gestirà sotto l’egida dell’UNESCO. Tra i nomi a sostegno del progetto, figura quello di Sir Christopher Llewellyn Smith, fisico ed ex direttore generale del CERN di Ginevra. I finanziamenti e i ricercatori provengono soprattutto da Paesi membri ufficiali: insieme a Israele, sono presenti Turchia, Cipro, Pakistan, Egitto e … Iran.

Sembra incredibile, ma è vero: fisici israeliani e iraniani che collaborano alla costruzione di un’acceleratore di particelle. Anche la nascita dell’esperimento ha del fiabesco: un giorno del 1995, ricercatori israeliani e palestinesi si sono riuniti in una tenda beduina in Egitto e hanno iniziato la pianificazione di un sincrotrone in Medio Oriente. Poche settimane prima, il primo ministro israeliano Isaac Rabin era stato assassinato: “Abbiamo iniziato con un minuto di silenzio per commemorarlo”, racconta Rabinovici. “La cosa è iniziata con difficoltà, e così è continuata”, aggiunge.

Nell’atrio dell’hotel dove si tiene una delle riunioni, palestinesi , israeliani e iraniani si salutano come vecchi amici. Scienziati turchi e ciprioti si danno la mano. A loro si aggiungono pakistani, egiziani e delegati del CERN, dell’UNESCO, dell’AIEA di Vienna. Un vertice quasi surrealistico, in uno dei luoghi più profondi al mondo, a circa 400 metri sotto il livello del mare.

Quando la situazione politica si fa complicata, i fisici si nascondono nel loro microcosmo: i quanti sono invulnerabili agli agitatori e ai predicatori di odio. Chi cerca di accelerare elettroni, lo fa meglio nel vuoto, anche quello politico. L’acceleratore viene assemblato in una zona industriale a circa 35 km a Nord-Est di Amman. Un gruppo di scienziati lavora sul sito in costruzione: un egiziano che vuole studiare nanoparticelle; una giordana che vuole studiare il cancro alla pelle; un israeliano che pensa di utilizzare l’acceleratore per esaminare testi biblici. Quando arrivano, a salutarli c’è un gran vuoto: un tunnel circolare di calcestruzzo forma il rivestimento dell’anello dell’acceleratore.

I fisici senza frontiere lavorano febbrilmente per rendere il sincrotrone operativo il prossimo anno, ma lo sprint finale è pieno di ostacoli: più di cinquanta delegati parlano di gigaelettronvolt e di milioni che non arrivano. Il piano iniziale prevedeva che “Sesamo” fosse attivo già da dieci anni, ma la mancanza di finanziamenti ha provocato continui ritardi. “Il cuore dell’acceleratore è già in funzione”, afferma Erhard Huttel, ingegnere tedesco di Karlsruhe, riferendosi alla bomba centrale di elettroni, un regalo di Berlino.

Attualmente, si lavora alla riparazione del tetto ceduto sotto il peso dell’inaspettata nevicata di dicembre scorso, ritardando ulteriormente il progetto. Come il resto dei ricercatori, la iraniana Fatemeh Elmi è spazientita. È stata una delle prime ricercatrici a entrare nei laboratori di “Sesamo”. Qualche hanno fa, non avrebbe mai pensato di lavorare insieme a dei colleghi israeliani. Il suo lavoro non costituisce un affronto ai mullah? Elmi risponde sorridente recitando il mantra di “Sesamo”: “Io non c’entro niente con la politica. Voglio solo fare della buona ricerca”.

Vai all’originale