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Israele, Russia e Iran: fratelli-nemici!

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Chi c’è dietro gli ultimi attacchi in Siria?

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds Al-Arabi (03/12/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Durante la settimana scorsa, la Siria è stata vittima di diversi attacchi aerei “misteriosi”. Il primo da parte israeliana per bloccare, secondo quanto riportato dai media israeliani, il trasferimento di armi pesante verso il partito di Hezbollah. Il secondo attacco ha avuto come obiettivo i due villaggi di Kufr e al-Fuah, due protettorati iraniani nella provincia di Idlib, e secondo quanto riferito dagli abitanti del posto sembra essere stato guidato dai russi. Il terzo, invece, è stato indirizzato contro le forze turche nei pressi del distretto di Al-Bab. La Russia ha però negato qualsiasi coinvolgimento suo o del regime siriano.

Alcuni analisti hanno considerato l’ultimo attacco israeliano come un messaggio indirizzato da parte di Benjamin Netanyahu al presidente russo, Vladmir Putin, per l’opposizione di quest’ultimo alle linee rosse. Tuttavia, il silenzio mostrato dalla leadership russa, così come da quella che l’ha preceduta, nella formazione di una fazione di coordinamento operativo con Tel Aviv, potrebbe indicare una sorta di indifferenza all’utilizzo di raid israeliani per metter in guardia l’Iran.

Questi “misteriori” attacchi aerei ai due distretti sciiti danno ragione all’analisi precedente, additando come responsabile proprio la Russia. Infatti, né gli aerei turchi avrebbero potuto sferrare attacchi contro i due protettorati iraniani sotto l’occhio vigile americano e russo, né tantomeno la Coalizione Americana, dal momento che, come risaputo, il suo obiettivo non è quello di attaccare Daesh (ISIS) o l’ex Fronte al-Nusra, ma di scendere a compromessi con questi ultimi.

Al contempo, sono giunti diversi segnali di complicità con Israele da parte iraniana, allorché ha annunciato di far parte di una compagnia tedesca che vende sottomarini ad Israele. D’altronde, non è un mistero l’orientamento inequivocabile dell’Iran a favore di Israele contro a discapito di palestinesi e arabi.

Ciò che stupisce in tutte queste operazioni è che gli stessi attacchi militari da parte di Israele contro i siti del regime siriano o di Hezbollah non hanno visto alcuna pronta risposta da parte di questi ultimi alla resistenza o “ribellione” ad Israele.

Ne emerge dunque che i colpi sferrati recentemente vogliono essere un modo per misurare “i pesi” di quei pugili che stanno combattendo sulla pista siriana, i quali insistono su due questioni fondamentali: la prima, rimanda alla necessità di sopravvivenza del regime siriano ricordandogli più volte della possibilità di essere inghiottito dalle forze mondiali; la seconda consiste nel concentrare gli sforzi di tutti su un unico obiettivo: uccidere quanti più siriani possibili così da stroncare il loro desiderio o speranza di cambiamento e lanciare un messaggio in tutta la regione araba. Inoltre, questi attacchi mirano a spostare l’attenzione dall’uccisione di un popolo che non accetta la tirannia.

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