L’Orient-Le Jour (21/01/2019) Traduzione e sintesi di Katia Cerratti
I principali quotidiani libanesi riportano “profonde divisioni” tra i funzionari.
L’assenza dei capi di Stato e le divergenze sulla questione dei rifugiati siriani, sono gli aspetti messi in evidenza dalla stampa libanese in merito al vertice socio-economico arabo che si è tenuto domenica scorsa a Beirut.
Oltre all’impossibilità per il Libano di imporre pienamente il ritorno dei rifugiati nei loro paesi, nel summit di Beirut, secondo la stampa, sono emerse profonde divisioni proprio tra i funzionari libanesi. Il quotidiano an-Nahar, nella sua edizione di lunedì, ha titolato:“Il Libano fa assumere agli arabi la responsabilità del ritorno dei rifugiati”. Polemiche sui rifugiati siriani aggirate però dai partecipanti attraverso l’adozione di un testo di compromesso. In una dichiarazione adottata parallelamente a quella finale del vertice, i Paesi Arabi hanno invitato la comunità internazionale a “raddoppiare gli sforzi” per incoraggiare il ritorno dei rifugiati, specialmente dei siriani, nei loro paesi di origine. Alla base dell’invito il proposito del Libano di risolvere la crisi dei rifugiati. Il ministro degli Affari Esteri libanese uscente, Gebran Bassil, che ha sostenuto un testo che propone il ritorno sicuro dei rifugiati, si è congratulato per la “vittoria” del suo paese che da solo ospita circa 1,5 milioni di rifugiati siriani, un terzo della sua popolazione. Ma an-Nahar ha sottolineato tuttavia, che “le divergenze emerse dopo il vertice non sono diverse dalle profonde divisioni politiche emerse prima della sua partecipazione, nonostante i commenti positivi di Bassil sul dossier dell’Imam Moussa Sadr e il fatto che il primo ministro Saad Hariri, abbia cancellato il suo viaggio “a Davos”.
Le forti polemiche suscitate dalla possibile partecipazione della Libia, ritenuta dal Libano responsabile della scomparsa dell’imam Moussa Sadr nel 1978, hanno indotto Tripoli a rinunciare, soprattutto dopo le proteste di Nabih Berry, a capo del movimento Amal fondato dall’Imam Sadr, e le azioni di alcuni suoi sostenitori in strada. Quanto alla presenza dell’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, la giornalista Rosana Bou Mounsef nel suo articolo si chiede: “Le formazioni libanesi riuniranno almeno i frammenti del Libano sparsi tra gli Stati che hanno una loro agenda dopo questo summit?” e spiega che la presenza dell’emiro del Qatar, “ha risollevato il morale del Libano ufficiale che ne aveva bisogno dopo il ritiro dei capi di Stato”. La giornalista Sabine Awaïss cita invece la tristezza espressa dai funzionari per la situazione in cui versa il Libano.
Il quotidiano al-Akhbar, molto vicino a Hezbollah, così titola:“Vertice arabo, prime parole sui rifugiati”, mettendo inoltre in primo piano anche le manifestazioni sociali di domenica scorsa. “L’avventura del vertice arabo si è conclusa ieri dopo diversi giorni mozzafiato in cui le tensioni interne e i messaggi dall’estero hanno sfruttato il vertice”, scrive la giornalista Léa Azzi. “Nel contenuto, i comunicati pubblicati dopo questo summit ricordano i testi pubblicati alla fine dei precedenti vertici, ad eccezione di quello relativo al ritorno dei rifugiati siriani” – aggiunge. Sempre al-Akhbar, in un altro articolo, scrive che il Libano ha ottenuto “una svolta” ottenendo “incentivi finanziari per il ritorno” dei rifugiati siriani. Il quotidiano al-Moustaqbal, di proprietà di Hariri, titola: “Beirut arabo: vertice di sfide comuni e integrazione economica”, aggiungendo che il capo dello Stato insiste sul “ruolo arabo del Libano” “e l’importanza di” scongiurare il pericolo di ostacoli interni “. “Il vertice delle promesse e della solidarietà è scomparso”, titola il quotidiano al-Joumhouria, “Il vertice è terminato e si prevede che i conflitti sulle questioni interne si intensificheranno, in primo luogo la formazione del governo “, afferma il quotidiano, secondo il quale ” Washington consiglia di rilanciare il lavoro del governo uscente”.
Per quanto riguarda la stampa regionale, il quotidiano pan-arabo al-Hayat scrive che “il summit economico arabo, tenutosi a Beirut alla presenza di tre capi di Stato e senza la Libia, ha sottolineato l’importanza di un’azione congiunta “, e riprende la proposta del ministro delle finanze saudita, Mohammad al-Jadaan, di fondere il vertice economico con il vertice annuale della Lega araba.
Al-Sharq al-Awsat, altro importante quotidiano pan-arabo, così titola:“Divergenza sui rifugiati prima della dichiarazione di Beirut”, segnalando che il Libano non ha potuto far includere la menzione di un “ritorno” dei Siriani nel loro paese, menzione respinta da tre paesi arabi, ma in cambio ha ottenuto che venga adottata una dichiarazione separata sui rifugiati.
Sempre ash-Sharq al Awsat , in un altro articolo, segnala che il prossimo vertice economico arabo si svolgerà a Nouakchott nel 2023.
“Solo per loro”, così invece il New York Times, ha definito il summit.
La giornalista Viviane Yee invece scrive: “Gli occhi del mondo non erano puntati su Beirut, dove i re e i presidenti del mondo arabo erano stati cerimoniosamente invitati e che hanno tutti, tranne due, cerimoniosamente declinato l’invito”.