Di Hussein Ibish. Now Lebanon (05/11/13). Traduzione e sintesi di Alessandra Cimarosti.
La Giordania sembrerebbe averne abbastanza. Amnesty International ha accusato il governo giordano di deportare illegalmente i rifugiati siriani. Il governo ha risposto con la decisione di iniziare a espellere con la forza i lavoratori ospiti. Avendo registrato ufficialmente 600.000 rifugiati siriani, i giordani chiaramente pensano di non potere riceverne altri. Ma non sono i soli.
Anche il Libano è stato travolto dalla catastrofe umanitaria scatenata dalla crisi siriana. Tra rifugiati, lavoratori immigrati e altro ancora si stima che un paese di 4 milioni di persone come il Libano ora includa un milione di siriani. Le Nazioni Unite ne hanno calcolato il costo per la Giordania: 5.3 miliardi di dollari, una cifra che il regno può difficilmente permettersi. I costi per il Libano sono ulteriormente superiori e la sua capacità di affrontarli sicuramente inferiore. Il Libano si è lamentato col resto della Lega Araba perché viene data inadeguata attenzione alla questione.
In entrambi i Paesi la crisi è su vari livelli, innanzitutto a livello finanziario. Con l’arrivo dell’inverno, i rifugiati siriani si trovano ad affrontare una grave situazione insieme agli Stati che li ospitano, oltre alle istituzioni multilaterali e alle organizzazioni non governative. Nelle attuali circostanze non ci si può prendere cura adeguatamente di queste vittime particolarmente vulnerabili.
In secondo luogo, a livello politico. In Giordania, così come in Libano, è già presente un numero significativo di rifugiati palestinesi. Entrambi i Paesi hanno attraversato difficili e a volte sanguinolenti processi per venire a patti con questa presenza “straniera” a lungo termine. In Libano, la soluzione non è stata solo violenta, ma anche sistematicamente discriminatoria, in una maniera scandalosamente vergognosa.
I rifugiati siriani sono desiderosi di tornare al proprio Paese, non appena risolto il conflitto. Il problema è che esso non mostra segni di risoluzione. Al contrario, sembra essere una guerra senza fine in una relativa situazione di stallo. Il soggiorno dei rifugiati in Libano e Giordania sta diventando semi-permanente. La guerra siriana sembra destinata a durare per anni e questo significa che la crisi umanitaria si intensificherà esponenzialmente, soprattutto se prolifereranno le atrocità.
Il Libano e la Giordania, dopo aver ricevuto per decenni un gran numero di profughi palestinesi, si trovano adesso ad avere a che fare con la trasformazione della composizione demografica delle loro società. In Libano, soprattutto, un gran numero di rifugiati siriani sunniti alterano il delicato equilibrio settario.
La comunità internazionale ha l’obbligo morale, legale e politico di affrontare la crisi dei rifugiati siriani nei suoi immediati termini umanitari e deve anche cambiare le circostanze che hanno fatto sì che persone che vivevano felicemente nel proprio Paese andassero a cercare un misero rifugio negli Stati vicini, i quali a loro volta non possono, economicamente e politicamente, ospitarli per un lungo periodo.