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Tra il vertice e le proteste

Libano
La capitale libanese testimone di due eventi paralleli ma divergenti

DI Sati’ Nur Al-Din. Al-Ahad (20/01/19). Traduzione e sintesi di Giorgia Temerario.

Lo scenario di Beirut è stato testimone di un vertice economico arabo e di proteste libanesi la cui avvenuta a distanza di pochi chilometri non è certo casuale. Probabilmente i capi delle delegazioni arabe del vertice non sapevano della manifestazione che si profilava in lontananza con striscioni di protesta nei confronti dei rappresentanti arabi, che si assumevano la parziale responsabilità del collasso economico libanese e arabo. I due eventi si sono svolti su due linee parallele e divergenti: se, da un lato, il vertice non è ha risposto agli importanti quesiti riguardo una delle peggiori crisi economiche arabe degli ultimi cinquant’anni; dall’altro, i protestanti non si sono incaricati di porre alcuna domanda per superare la crisi interna libanese e i relativi problemi non risolvibili con una manifestazione, salvo che quest’ultima non si trasformi in un vero e proprio movimento che abbia programmi e obiettivi chiari e affronti gli individui piuttosto che i fantasmi. In tal modo, Beirut ha aggiunto al suo storico due eventi passeggeri che non possono neppure essere sfruttati dal presidente Michel Aoun e dal suo governo ormai indebolito. Quanto alla presenza del principe del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, essa è durata solo poche ore poiché lo stesso emiro non è riuscito a inserirsi in tale contesto, dimostrando che il desiderio di istituire il vertice della Lega araba in queste condizioni è l’ennesima prova di un’azione congiunta araba. Il vertice non ha dunque fornito una risposta, così come le proteste non hanno soddisfatto i bisogni dei libanesi; la crisi migratoria siriana è rimasta lontana dallo sterile dibattito libanese, che accusa la comunità internazionale di ostacolare o interrompere il ritorno dei migranti siriani, provando che lo stesso sistema utilizza il rimpatrio come mero mezzo di pressione e minaccia.Un esito simile lo ha avuto la protesta civile comunista di sinistra, che è stata di gran lunga inferiore rispetto, ad esempio, alla protesta perpetrata sui social media. La debole presenza popolare non è stata sufficiente e nessuno dei protestanti conosceva chiaramente l’origine della crisi politico-economica in Libano.Inoltre, un tale scenario difficilmente avrebbe potuto svolgersi in un’altra capitale araba e ciò rappresenta un bilancio sufficiente per continuare a puntare sui vertici arabi, economici o politici che siano, e sulle relative manifestazioni popolari, nella speranza che tali proteste raggiungano anche le altre strade del mondo arabo e che producano magari qualcosa di più rilevante rispetto a quanto accaduto a Beirut.
Sati’ Nur Al-Din è caporedattore del giornale Al-Modon Vai all’originale

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