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La crisi… la Grecia… e noi?

di Hedi Sraieb. Al-Huffington Post (14/07/2015). Traduzione e sintesi di Silvia Di Cesare.

Non ci si può non chiedere il perché del poco interesse della stampa tunisina per quello che sta succedendo sulla costa settentrionale del Mediterraneo. Mi riferisco alla crisi sociale e umanitaria che sta colpendo la Grecia, paese che ha visto nascere la democrazia e la cui mitologia ha dato il nome all’Europa.

L’elité politica e intellettuale sembra non avere alcun interesse per ciò che sta accadendo. Uno strano paradosso se si pensa alla brama che suscita la stessa Europa per le stesse classi dirigenti quando si tratta di aiuti o di politiche di vicinato!

I governi hanno continuano a chiedere un rafforzamento della solidarietà tra le due sponde. Essi hanno appoggiato senza esitazioni il processo di Barcellona, e continuano a chiedere il rafforzamento del partenariato Euromed.

“La Tunisia e l’Unione europea condividono l’opinione che il rafforzamento della liberalizzazione e dell’integrazione economica e sociale è una fonte di crescita e di occupazione, al fine di promuovere lo sviluppo inclusivo e la prosperità condivisa” (dichiarazione ufficiale). I negoziati sono ancora in corso e mirano alla nascita di un nuovo accordo che si chiamerà: associazione di libero scambio consolidato e ampliato.

Un’ambivalenza quanto meno ambigua! Da un lato, un silenzio assordante per quanto riguarda la politica avvilente e vendicativa di austerità imposto alla Grecia, e d’altra parte un inizio di discussione ingenua sull’accordo di libero scambio allargato, una discussione euforica e poco esigente sulle condizioni imposte all’Europa durante le negoziazioni: una sorta di “prendere o lasciare”.

Perché quindi questo doppio senso? Come interpretare questo silenzio diffuso? Dal punto di vista del governo,  questo silenzio si può spiegare come una questione di prudenza, che mira a mantenere rapporti internazionali!

Ma cosa dire dei media, della classe intellettuale? Forse ciò che sta accadendo in Grecia è totalmente estraneo e distante dalla nostra situazione presente e futura? Non c’è nessuna riflessione, nessuna lezione che possiamo imparare da quella che promette di essere la più grave crisi in Europa, continente dal quale siamo estremamente dipendenti?

Nessuno ha osservato o commentato questo slittamento semantico da “governo delle leggi” a “governo con i numeri” (Alain Supiot, Collège de France). Questa mostruosità la cui tendenza egemonica si estende a tutte le aree dell’organizzazione della società e che porta alla riduzione in schiavitù delle nazioni, non sembra turbare la tranquillità della nostra élite intellettuale. Eppure la stampa internazionale racconta i dettagli dell’accordo di domenica 12 luglio che mette sotto controllo amministrativo, finanziario e legislativo i paesi. Si tratta di un trasferimento senza precedenti di sovranità nella storia contemporanea. “Un catalogo di crudeltà” dirà anche lo Spielgel che non può essere sospettato di simpatie di sinistra …. Chi è il prossimo?

Le nostre élites sono in silenzio, ma forse in questo caso “il silenzio è assenso”.

 Hedi Sraieb esperto tunisino di politica dello Sviluppo 

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