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La Alhambra di Granada racconta la presenza musulmana in Spagna

Di Ismail Azzam. Hespress (07/02/2014). Traduzione e sintesi di Maryem Zayr.

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Sicuramente, Ibn al-Ahmar non immaginava che il palazzo, a cui ha dedicato la propria vita nel costruirlo come fortezza contro gli attacchi dei crociati, un giorno sarebbe diventato meta turistica i cui ricavi sarebbero finiti nelle mani del popolo di Aragona e Castiglia. Il leggendario palazzo ha quindi arricchito i suoi “nemici” di un tempo, considerando che ogni turista paga circa 15 euro per poter passeggiare al suo interno.

Il palazzo della Alhambra ha così perso il suo compito di difesa militare, diventando un edificio di interesse turistico, dove basta un semplice biglietto per poter penetrare l’interno, mentre tra le sue antiche pareti vi sono ferite non ancora rimarginate: la storia dei conflitti e delle sconfitte arabe, le alleanze con i nemici, le insidie tra fratelli, le persecuzioni dell’inquisizione contro i musulmani. 

Viaggi 10 feb AlhambraIbn al-Ahmar, soprannome di Muhammad Ibn Yusuf Ibn Nasr, arrivò a Granada con suoi seguaci dopo aver girato tutta la regione. Lì vi trovò una collina con caratteristiche simili alla natura della della Sierra Nevada: proprio su quella collina, si trovava una kasba, nota come “la kasba rossa”, costruita da un re berbero di nome Badis Ben Hbous. La kasba e le sue mura di cinta avevano così costituito le prime fondamenta della Alhambra.Gli storici sono ancora perplessi sull’origine della denominazione del palazzo della Alhambra (dall’arabo al-Hamra’, “la rossa”): alcuni sostengono che il nome sia riferito al coloro rosso del materiale con cui era stato costruito; altri sostengono che fu dato in onore ai sostenitori della tribù di Bani al-Ahmar, chiamati così per il colore della loro pelle. Qualsiasi siano le ragioni del suo nome, resta il fatto che l’Alhambra rimane il simbolo della caduta dell’Andalusia araba, in quanto costruito negli ultimi secoli della presenza musulmana in Spagna.

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Ibn al-Ahmar, che morì prima di vedere il suo sogno realizzarsi completamente avendo lasciando il palazzo ancora in costruzione, riuscì comunque a realizzarne un altro: rispondere agli attacchi da parte delle forze di Ferdinando XIII, che aveva cercato di invadere Granada più di una volta, riuscendo a sconfiggerlo. Infatti, grazie anche al grande aiuto fornitogli dall’arrivo di forze militari dal Marocco, Ibn al-Ahmar riuscì a sconfiggere i crociati nel 1261, anche se aveva dovuto rinunciare ad alcune fortezze e alla città di Jerez.

Il figlio di Ibn al-Ahmar, conosciuto come Faqih, aveva deciso di completare la costruzione del palazzo, stringendo accordi di alleanza con i berberi merinidi. Faqih si è dedicato al completamento del palazzo costruendo altre fortezze ed un nuovo palazzo. Dopo la sua morte, Mohammad III fece costruire una moschea all’interno del palazzo, che venne in seguito trasformata in una chiesa dopo la riconquista cristiana della Spagna.

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