Al-Arabiya (18/02/2014). Traduzione e sintesi di Valerio Masi.
Secondo un recente sondaggio, la Malesia si aggiudica il titolo di Paese più “amichevole” per i viaggiatori musulmani, anche se il Giappone salta all’occhio come il Paese che ha più di tutti migliorato investendo su questa tipologia di mercato.
Al secondo posto di questa particolare classifica stilata dall’agenzia di viaggi specializzata “Crescentrating”, alla Malesia seguono gli Emirati, seguiti a loro volta da Turchia, Indonesia ed Arabia Saudita.
Il sondaggio analizza i vari Paesi in base alla loro attenzione ai bisogni dei turisti musulmani, come ad esempio la presenza di ristoranti halal con carne macellata secondo i precetti islamici, oltre naturalmente alla presenza di stanze per la preghiera in aeroporti, hotel e centri commerciali.
Il CEO della “Crescentrating”, Fazal Bahardeen, ha spiegato che “un numero sempre crescente di Paesi è attento a questo segmento di mercato e perciò adatta i propri servizi sulla base delle necessità di turisti islamici”. La Malesia, la cui popolazione è a maggioranza musulmana, sta avendo un incremento di strutture ricettive certificate halal e questo rappresenta l’orientamento di gran parte il mercato del turismo. “Esiste un hotel che per venire incontro alle esigenze religiose ha addirittura previsto orari di apertura diversi per piscina e palestra per uomini e donne”, ha continuato Bahardeen.
Il valore di mercato del turismo musulmano è stato di circa 140 miliardi di dollari nel 2013, rappresentando circa il 13% del totale mondiale. Secondo le stime, il valore è destinato ad aumentare fino a 200 miliardi di dollari nel 2020.
Particolare anche il caso del Giappone, che sebbene si piazzi al quarantesimo posto sui 60 Paesi della classifica, ha registrato un aumento di ben 10 posizioni dallo scorso anno, andando a segnare il maggiore incremento in generale.
“Il Giappone è stata la destinazione più attiva nell’ultimo anno per questo segmento di viaggiatori”, ha continuato Bahardeen: “Ha lanciato una serie di iniziative che si collocano nella direzione del turismo islamico, come la creazione di una consapevolezza all’interno del settore turistico nazionale, sfociata nel rilascio di una “Guida islamica del Giappone””. Da notare, inoltre, che alcuni aeroporti ed hotel hanno iniziato ad offrire cibo halal e stanze per la preghiera.
Singolare è, poi, il caso di Singapore, classificatosi sesto nella classifica, in quanto unico Paese nella Top 10 a non essere uno Stato islamico. Singapore, che ha preceduto stati quali Marocco, Giordania, Qatar e Tunisia, non solo si è costruita un’importante reputazione sul cibo, la pulizia e l’ordine, ma secondo Bahardeen è più attenta ai precetti islamici “di molti altri Stati musulmani”.
I peggiori stati della classifica sono Italia, Belgio, Irlanda e Messico, etichettati come stati non “interessati all’argomento” dello sviluppo di un turismo islamico e perciò “disattenti” alle esigenze dei turisti.
Add Comment