Iran, sentenza definitiva per il regista Keywan Karimi: 223 frustate e un anno di carcere

Articolo di Katia Cerratti

È arrivata, implacabile e amara, la sentenza definitiva per il regista curdo iraniano Keywan Karimi: un anno di carcere, 223 frustate e il pagamento di una multa di 20 milioni di rial. Un calvario iniziato il 14 dicembre 2013, quando la polizia irrompe nella casa di Keywan, sequestra i suoi hard disk e lo arresta. Rilasciato su cauzione dopo 12 giorni di isolamento, il regista, nel giro di un anno e mezzo si recherà ben otto volte in tribunale per esibire le prove in sua difesa, tra cui i permessi rilasciati dall’università per girare il documentario incriminato, “Writng on the city”, sui graffiti dei muri di Teheran, mai proiettato e di cui esiste solo un breve trailer sul web.

Il 13 ottobre 2015 verrà condannato in primo grado a 6 anni per aver offeso le istituzioni sacre dell’Iran con i suoi film e documentari e per aver stretto la mano a una donna. Ricorso in appello, tornerà in tribunale il 23 dicembre 2015.

Quattro giorni fa, l’amaro verdetto: la Corte d’appello di Teheran, presieduta dai giudici Pour-Arab e Babaei, ha confermato le 223 frustate, ha ridotto la pena da 6 a un anno di carcere, e ha condannato il giovane regista al pagamento di una multa di 20 milioni di rial, circa 600 euro.  Proteste, petizioni e manifestazioni non sono bastate dunque, ad annullare la condanna di Keywan, che ha reagito alla sentenza con una dignità disarmante:“L’unica cosa che possiamo sperare, per ora, è che io sia chiamato in carcere il più tardi possibile, almeno dopo il Capodanno iraniano (20 marzo), o metà aprile quando avrò finito di girare il mio ultimo film e mia mamma avrà terminato il suo ciclo di chemioterapia”.

La sentenza ha fatto il giro del mondo provocando l’indignazione delle associazioni per i diritti umani , tra cui Iran Human Rights Italia, attraverso le parole della presidente Cristina Annunziata:“È impensabile che paghi un prezzo così alto per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione. La sentenza è definitiva e senza possibilità di appello, ma non dobbiamo spegnere i riflettori sul caso del giovane regista, condannato per il suo cinema impegnato e di denuncia. È fondamentale che la mobilitazione internazionale, che ha visto coinvolti nomi e volti del cinema, continui, e che l’indignazione si trasformi in solidarietà e azione concreta per evitare che Keywan Karimi entri in carcere”.

Non spegniamo i riflettori dunque, e a poche ore dalle elezioni in Iran per il rinnovo del parlamento e dell’Assemblea degli Esperti, dopo uno storico accordo sul nucleare e la fine delle sanzioni, è inaccettabile l’immagine di un paese che continua imperterrito a mettere il cappio alle idee, alla dignità e alla libertà di espressione.

Keywan Karimi ha avuto successo anche a livello internazionale con il cortometraggio “L’avventura di due sposi”, basato su una novella di Italo Calvino, di cui riportiamo il video che segue.

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