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Indie folk da Beirut: intervista ai Postcards

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Attivi dal 2012, i Postcards sono una band indie folk di Beirut, formata da Julia Sabra, Marwan Tohme, Rany Bechara e Pascal Semerdjian. Con alle spalle già due EP, sono in fase di registrazione del loro primo album ufficiale. Li abbiamo conosciuti in occasione del loro concerto a Roma, nel quadro del tour italiano attualmente in corso, e abbiamo chiacchierato con Julia e Marwan per farci raccontare qualcosa del loro progetto.

Com’è nata la vostra band?

Marwan: Beh, io e Pascal, il batterista, siamo cugini, suoniamo insieme da quando siamo bambini, abbiamo suonato in diverse band, alcuni erano gruppi cover metal. Abbiamo incontrato Julia 4 anni fa mentre eravamo in campeggio con amici in comune, eravamo tutti insieme sulla spiaggia e abbiamo suonato tutta la notte. Da lì siamo diventati amici e dopo un paio di settimane abbiamo parlato a Julia del nostro progetto di formare una band. Così abbiamo iniziato a suonare insieme, sia cover che pezzi originali, ed eccoci qui.

Che genere di musica vi ha ispirato in particolare?

Marwan: Principalmente è il nostro amore per la musica folk che ci ha uniti, poi abbiamo iniziato ad apprezzare tutti i diversi generi musicali, cercando di combinarli insieme per poi fare le nostre canzoni.

Cantate in inglese, perché non in arabo?

Julia: Beh, per vari motivi. Il primo è che siamo cresciuti ascoltando musica occidentale, per lo più in inglese, ed è questo che ci ispira ed è in inglese che sentiamo di scrivere le nostre canzoni. In secondo luogo, perché in Libano, pur essendo un paese arabo, a scuola tutte le materie, a parte i corsi di arabo, sono insegnate o in inglese o in francese, quindi ecco che la tua lingua principale diventa l’inglese o il francese. Siamo cresciuti con questa sorta di identità disconnessa: arabo a casa, ma inglese e francese al cinema, nei libri, ovunque. Quindi ci viene naturale scrivere in inglese. Però, ecco, non odiamo l’arabo, anzi, ma a scuola ci insegnano solo la grammatica.

Una delle vostre canzoni in uscita, Sunday, è ispirata a uno dei tanti casi di esplosioni di bombe a Beirut. Al momento il Libano è un paese abbastanza “tranquillo”, ma ad ogni modo come convivete con questa situazione?

Julia: Sì, oggi la situazione è abbastanza stabile, soprattutto ora. Dalla fine della guerra, nel 1990, c’è sempre stata una certa tensione, che non è mai stata risolta, quindi di quando in quando viene fatta esplodere una bomba, ma di recente è davvero molto calmo. Penso che tutti noi in Libano abbiamo sviluppato un modello di convivenza che è allo stesso tempo salutare e dannoso, perché se da un lato continuiamo la nostra vita ignorando questi fatti, dall’altro ignorandoli essi diventano la normalità, e sembra quasi come se non ci interessasse, come se fossimo apatici. Per esempio, dopo i fatti di Parigi, molti posti hanno chiuso in Francia; se una cosa del genere dovesse succedere inLibano, probabilmente la gente uscirebbe comunque la sera, e forse è un po’ triste.

Quali sono i vostri progetti per il futuro? Dopo i due EP, sta per uscire il vostro primo album, giusto?

Julia: Sì, al momento lo stiamo scrivendo e registrando, dovrebbe uscire tra febbraio e marzo. La maggior parte delle canzoni che abbiamo suonato stasera sono nuove e ne stiamo scrivendo e registrando altre. Ancora non sappiamo come si chiamerà l’album, stiamo ancora decidendo.

Intervista di Roberta Papaleo e Claudia Negrini. Foto di Roberta Papaleo.

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