di Elias Khouri ( Al Quds Al Arabi 06/02/2012).Traduzione di Silvia Di Cesare.
Il veto della russia al Consiglio di sicurezza è arrivato con un tempismo perfetto. Si accompagna al trentesimo anniversario del teribile massacro di Hama e tiene il passo con il massacro del quartiere Khalidiya di Homs. Esso è il veto del massacro, così sarà tristemente ricordato nel futuro quando il regime mafioso, militare, ereditario ed economico in Siria crollerà.
Il veto russo contro il popolo siriano non si differenzia per niente dal veto americano contro il popolo palestinese. Entrambi confermano le tendenze coloniali e il sostegno agli assassini, entrambi ci rivelano la debolezza degli arabi che ci è stata portata dai regimi “sovvertitori”, che ha trasformato i territori arabi in un campo d’azione per le grandi potenze.
Nonostante ciò, né il veto americano bloccherà la lotta del popolo palestinese, né il veto russo potrà modificare la situazione attuale delineata dalla lotta popolo siriano nella sua grande rivolta.
Il regime siriano è crollato, nonostante esso diriga a sua artiglieria verso Homs, Idlib e Zabadani. Sì, il regime siriano è crollato, fine della questione. Il gioco della mafia siriana non è più in grado di salvare il regime già caduto nel precipizio, ma l’obiettivo ora è far crollare la Siria intera e ridurla in macerie.
È questo quello che vuole la Russia di Putin? Essa sta lanciando l’ancora di salvezza, quando tutti noi sappiamo che essa non basterà per salvare Bashar Al Assad senza inondare la Siria intera.
Ciò che è risaputo da tutti è che l’opposizione siriana ha teso più di una mano ai russi, e non è negli interessi siriani il ritiro della Russia dalla regione, come non è negli interessi della rivoluzione la conquista dell’America e dei sui alleati dei paesi del petrolio nella regione.
Tuttavia la diplomazia russa ha assunto a mentalità degli stati colonialisti del secolo scorso, piuttosto che ascoltare con attenzione le posizioni dell’opposizione siriana, essa aspetta un accordo con gli americani. In altre parole, la diplomazia del signor Putin crede ancora che sia possibile concludere degli accordi sopra le teste del popolo, per dimostrare che la Russia è ancora una grande potenza.
Chi più ci rimette dal veto russo è la Russia stessa. È chiaro che la paralisi del Consiglio di Sicurezza, ormai incapace di adottare delle risoluzioni contro la brutale violenza esercitata dal regime siriano, si traduce nella concessione di maggior tempo al regime per mettere in atto il suo eccessivo sadismo; ma questo non salva un regime che non può più essere salvato.
Il veto russo rappresenta l’altra faccia del massacro. Esso diventerà fonte di grande dolore per il popolo siriano, porterà all’aumento della violenza negli scontri e renderà la Siria, tutta, un campo di morte.
Forse il veto potrà essere un’opportunità per tutte le correnti siriane che farà dissolvere le loro due illusioni. La prima illusione riguarda l’imminenza di un intervento militare straniero: non ci sarà nessuno intervento che andrà oltre gli interventi a cui abbiamo assistito in questi giorni. Il sostegno russo con le armi e il sostegno economico iraniano al regime di Assad da una parte e le briciole del sostegno a parole per l’opposizione siriana da parte di alcuni stati arabi e di alcuni stati occidentali dall’altra.
Il regime non cadrà se non attraverso il popolo, non c’è nient’altro su cui valga la pena scommettere. Questo richiede la solidificazione delle posizioni dell’opposizione e la costruzione di una rete di sostegno alla rivoluzione che sia seria ed efficace.
La seconda illusione è che il regime lotti per rimanere al potere. Forse ci sono ancora pochi leadere politici che credono che sia possibile ridurre la Siria ad una grande Hama, cosa che gli consentirebbe di governare per altri trent’anni; ma i fatti dicono il contrario. Essi delineano un quadro oscuro di un progetto reale, che la macchina della repressione e gli Alcbihp voglion mettere in atto, che è la distruzione della Siria.
Questa è al logica dei regimi dittatoriali, da Saddam a Gheddafi fino alla famiglia Assad, se non c’è la possibilità di governare il paese che il paese vada all’inferno. Questo è quello che oggi desiderano: distruggere la Siria, smembrare il tessuto sociale, ridurre in brandelli il suo popolo e in macerie la nazione.
Prima del crollo delle sue illusioni, la missione della rivoluzione è di diventare più risolutivi nonostante le difficoltà. Ciò che diventa essenziale è contare su sé stessi, enfatizzare l’occupazione delle piazze e delle strade e sopportare all’infinito.
Dall’altra parte il compito della rivoluzione è proteggere la Siria dalla macchina di scomposizione del regime e ciò richiede la costruzione di un discorso chiaro su due importanti questioni.
La prima questione è l’opporsi al farsi trascinare in una guerra settaria qualsiasi sia il costo da pagare, la cristallizzazione di questo discorso e l’esercizio democratico e nazionale rivolto alle tre minoranze etniche di cui il regime crede di poter sfruttare la paura. Discorso e esercizio rivolto alla coscienza degli alawiti, dei cristiani e dei drusi; e la costruzione di un futuro in cui non ci sia spazio né per i settarismi,né per la persecuzione delle minoranze e neanche per la possibilità di far pagare alla gente i crimini del regime.
La Siria è un paese per tutti, arabi e curdi, in cui tutti i cittadini godono degli stessi diritti senza distinzione di razza, nazionalità o religione.
La terza questione è la cristallizzazione di un progetto politico e sociale per la Siria del futuro, in termini di conferma della libertà e della giustizia sociale, di distruzione della macchina mafiosa, di sicurezza ed economica, che ha distrutto l’economia siriana e l’ha trasformata in un quadro di saccheggio.
Durante i complessi negoziati del Consiglio di Sicurezza sembrava come se la Russia cercasse di non trovarsi in una situazioni di completo isolamento nazionale. Ciò aveva fatto sperare nell’approvazione della risoluzione araba dopo la sua modifica. Tuttavia sembra che Putin ed il suo regime oligarchico abbiano privilegiato la costruzione di un’alleanza tra le due mafie, quella russa e quella siriana, con la prospettiva russa di trovare un posto all’interno del cambiamento arabo.
Questo è un peccato perché l’interesse nazionale della Siria e degli arabi richiedono l’esistenza di un equilibrio geopolitico nella regione e la Russia avrebbe potuto svolgere un ruolo importante in ciò.
Con il veto perde questa opportunità e porta la Siria al massacro.