Di Saheb Sadeghi. Al-Monitor (10/11/2015). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi.
Iran e Russia sono uniti da obiettivi comuni ed immediati in Siria, cosa che probabilmente varrà anche nel lungo termine in funzione anti-occidentale. Tuttavia, differenze tra Teheran e Mosca su alcuni aspetti del futuro della Siria, come la natura del governo e la ricostruzione dell’esercito, sono destinate ad emergere.
In generale, i due Paesi hanno intrapreso lo stesso cammino e in Siria hanno iniziato una nuova fase del loro gioco geopolitico. La Russia sta cercando di ridefinire il suo ruolo a livello mondiale, come si evince dalle azioni in Ucraina e in Siria. Per questo dopo quarant’anni è tornata in Medio Oriente, per dimostrare che il mondo di oggi è diverso – e multipolare. Anche la strategia dell’Iran ruota attorno alla ridefinizione del suo ruolo geopolitico. Il gioco in Siria, Iraq, Libano e perfino Yemen non dovrebbe essere considerato solo dal punto di vista ideologico, ma bensì come la ricerca di uno spazio vitale.
Nel breve termine, sia Iran che Russia cercheranno di preservare la posizione del residente siriano Bashar al-Assad, lo aiuteranno a mantenere il territorio che il suo governo ora controlla e a riprendere quei territori che l’esercito siriano ha perso di recente. In altre parole, l’obiettivo che li legherà è indebolire il più possibile gli oppositori di Assad.
Sul futuro della Siria, però, ci sono importanti differenze tra Mosca e Teheran. Da una parte, la Russia e la Siria sono tradizionalmente alleati. Nei decenni scorsi, la Russia è stata il principale esportatore di armi in Siria, mentre Tartus serviva come principale centro logistico per i mercantili russi carichi di armi. Inoltre molti comandanti e ufficiali siriani sono stati addestrati in Russia. L’intenzione di Mosca è quindi ripristinare l’esercito siriano com’era prima dello scoppio della guerra civile nel 2011 – un esercito laico facilmente controllabile – nella convinzione che questo sia l’unico modo per influenza il futuro della Siria.
L’Iran, dall’altra parte, ha scelto una via completamente diversa. Quando ha capito che l’esercito siriano era quasi al collasso, ha rafforzato le forze irregolari formate da volontari – circa 200.000. Queste forze prendono ordini dall’Iran piuttosto che dal governo siriano e potrebbero benissimo giocare un ruolo importante nel futuro della Siria. Inoltre la Repubblica Islamica spera di utilizzarle come alternativa ad Assad.
Iran e Russia hanno idee diverse anche sull’orientamento politico del futuro Stato siriano. Per l’Iran è fondamentale che continui a mantenere una posizione anti-israeliana e a fare da ponte tra Teheran ed Hezbollah. La Russia, invece, va in senso opposto. Nei mesi scorsi, infatti, ha avuto molti incontri a livello politico e militare con Israele per trovare terreno comune sulla Siria. Le due parti hanno concordato di evitare scontri militari nei cieli siriani. Mosca si è anche impegnata a non fornire armi ad Hezbollah e ha promesso di impedire azioni contro Israele da parte delle milizie pro-governative e di Hezbollah nel Golan. Si noti che Israele, a differenza dei suoi alleati occidentali, non ha adottato o espresso una posizione negativa rispetto alla presenza militare russa in Siria. Inoltre, di recente Israele e Russia hanno costruito buone relazioni e firmato contratti per il commercio di armi avanzate, oltre a scambi militari bilaterali. Un quadro più ampio mostra che uno degli obiettivi principali della Russia in Siria è ottenere maggiori concessioni da Europa e Stati Uniti sulla questione ucraina.
Un compromesso tra Mosca e Washington non è dunque inverosimile e potrebbe essere raggiunto a spese degli interessi iraniani. Russia e Stati Uniti hanno diversi motivi per convergere sul futuro della Siria: la minaccia comune rappresentata dagli islamisti radicali e la mancanza di un’alternativa da parte dei liberali siriani li sta portando verso la scelta di un esponente del partito siriano Baath come successore di Assad.
In breve, le differenze tra Iran e Russia sul futuro della Siria sono abbastanza profonde, ma non sono ancora emerse perché i due Paesi al momento stanno cercando di raggiungere obiettivi condivisi e immediati. Non bisogna dimenticare che la Russia è preoccupata dal riavvicinamento dell’Iran con l’Occidente in seguito all’accordo sul nucleare e per questo ostenta legami molto forti con Teheran. Con l’inizio dei negoziati per la transizione del potere in Siria e il disarmo dei vari gruppi armati nell’era del post Stato Islamico, delle differenze tra Iran e Russia emergeranno inevitabilmente.
Saheb Sadeghi, giornalista e analista politico, attualmente è direttore della rivista iraniana Diplomat, pubblicazione mensile specializzata in questioni di politica estera.
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“La Russia, invece, va in senso opposto. Nei mesi scorsi, infatti, ha avuto molti incontri a livello politico e militare con Israele per trovare terreno comune sulla Siria. Le due parti hanno concordato di evitare scontri militari nei cieli siriani. Mosca si è anche impegnata a non fornire armi ad Hezbollah e ha promesso di impedire azioni contro Israele da parte delle milizie pro-governative e di Hezbollah nel Golan. Si noti che Israele, a differenza dei suoi alleati occidentali, non ha adottato o espresso una posizione negativa rispetto alla presenza militare russa in Siria. Inoltre, di recente Israele e Russia hanno costruito buone relazioni e firmato contratti per il commercio di armi avanzate, oltre a scambi militari bilaterali. Un quadro più ampio mostra che uno degli obiettivi principali della Russia in Siria è ottenere maggiori concessioni da Europa e Stati Uniti sulla questione ucraina.”
Come si evince, anche con Israele la Russia condivide obiettivi a breve termine, ma nel lungo ha idee diverse e per questo è destinata ad entrare in conflitto qualora gli obiettivi di Israele non tenessero conto delle esigenze fondamentali russe. Ciò darebbe ampie chances alla politica iraniana.
Parimenti un compromesso tra Mosca e Washington non è inverosimile e potrebbe essere raggiunto a spese degli interessi iraniani. Ma è altrettanto vero – ed ancor più probabile – che Washington cerchi un compromesso con l’Iran ai danni di Mosca. Ecco, quindi, nuove chances per la politica israeliana, che da sempre è filo-Washington nella misura in cui favorisce i propri interessi nazionali e non un pelo oltre.