Il Flamenco, meravigliosa sintesi di tradizioni, raccontato da Laura Tabanera e Filiò Sotiraki

flamenco 2Nel salutarci, augurando a tutti un buon finale di anno ed uno splendido anno nuovo, oggi vi parlo ancora di donne, del loro talento e dei loro progetti. Ci spostiamo virtualmente in Andalusia, terra stupenda e luogo privilegiato d’incontro per popoli e tradizioni, lingue e religioni, che hanno dato luogo a sintesi artistiche di altissimo valore, simbolo dell’identità di genti che, nell’Andalusia, hanno forgiato la propria storia nei secoli. Ma, come vedremo leggendo l’intervista che segue, dall’Andalusia viaggeremo poi per tutto il Mediterraneo, incontrando tradizioni arabe, persiane, orientali, sefardite ed altro ancora.
Sono venuta a conoscenza di uno spettacolo, realizzato poco tempo fa, nel 2013, e di un progetto artistico che si sta formando grazie ad artiste bravissime e dotate di grande esperienza e conoscenza musicale, relativamente alle culture del Mediterraneo e delle tradizioni arabofone ed orientali. Parlo di Laura Tabanera e di Filiò Sotiraki, che ho intervistato per voi di Arabpress. Attraverso la loro esperienza e le loro parole, conosceremo meglio il Flamenco, le sue variegate origini, la sua valenza artistica, il suo fascino.

C.: Laura, bravissima e dottissima danzatrice spagnola, vuoi presentarti ai nostri lettori?

L.: Certo! Ciao Cinzia e ciao a tutti. Ho cominciato con l’arte del flamenco all’età di quattro anni, ho studiato dopo con i migliori maestri del flamenco più puro, come Paco Fernandez Ciro, Merche Esmeralda. Mi sono diplomata a vent’ani in Arti Drammatiche alla Scuola Reale di Arti Drammatiche di Madrid e laureata in Storia Dell’Arte presso l’Università di Madrid. Ho iniziato la mia carriera di danzatrice
sotto la guida di Vicente Fuentes e del coreografo Pablo Molero, con lo spettacolo “A vista de pájaro”, che ha avuto l’onore di essere selezionato fra i quattro finalisti della prima Competizione di Coreografia di Madrid.

Ho lavorato come danzatrice e attrice con la compagnia La Farándula, ed ho partecipato in alcuni film, ho collaborato a progetti incentrati sul Flamenco con musicisti iraniani, indiani, ebrei. Ho scritto diversi articoli in riviste di cinema e archeologia e ho anche lavorato come doppiatrice di cinema.

C.: Complimenti Laura, lo dicevo che eri dottissima e di grande esperienza! Parlaci dei tuoi progetti lavorativi.

L.: Ho formato, nel 1993, una mia compagnia di danza, comprendente artisti differenti per età, provenienza geografica, e formazione artistica.
Da allora la compagnia non ha mai smesso di esibirsi con successo in Spagna e all’estero, con tournee in Italia, Grecia e Turchia, creando diversi spettacoli: “El Futuro de la tradición”, “Flamenco-India”, “Convivencia”, “Al poeta de Orihuela”, “Palabras”, “Poesía y Flamenco”.
Nel 2011 è stato presentato al Teatro Petruzzelli, di Bari , lo spettacolo “Convivencia” e all’Istituto Cervantes de Roma, lo spettacolo
“Al Poeta de Orihuela”.

C.: Splendido. Io so che tu hai dedicato tempo ed energie anche allo studio delle origini del Flamenco, vero? Mi interessa molto, questo aspetto.

L.: Infatti, hai ragione. Nel 2004 ho cominciato uno studio teorico sul flamenco e le sue radici orientali. Uno studio previo alla presentazione dello spettacolo
CONVIVENCIA nel teatro Bellas Artes di Madrid. Questo spettacolo integra il Flamenco alla musica ebrea, persiana e indiana.
Tanti autori fanno risalire le origini del flamenco al secolo XVI, sebbene il flamenco, cosi come lo conosciamo, è apparso nel secolo XVIII.
Per altri studiosi, invece, possiamo trovare qualche traccia tornando più indietro nel tempo. Elementi orientali si mischiano con gli elementi nativi in Andalusia,
concretamente nella parte bassa di Andalusia ( Cadice e Siviglia). Si mischia la cultura greca, indiana, musulmana, mozarabica, ebrea.
La cultura greca: si trova nel canto liturgico bizantino, conservato a Cordoba fino al secolo XII dalla chiesa mozarabica.
La cultura musulmana: lo sviluppo della musica araba è stata possibile attraverso gli artisti e del canto popolare dei paesi che gli arabi dominavano. Troviamo dentro questa musica tracce greche, turche , persiane, bizantine.
Nel secolo IX si impianta a Cordoba la vita musicale di Oriente: all’inizio la tradizione di Medina e Damasco e dopo quella di Baghdad, collegata
alla tradizione persiana.
Cercando si arriva a Ziryab, musicista arabo misulmano di origine irachena che, in fuga da Baghdad, si trasferisce a Cordoba nel IX secolo d.c. Ziryab trasmette la musica persiana e indiana e modifica il laud ( strumento padre della chitarra flamenca). Lui conosceva un ampio repertorio di canzoni che aveva raccolto nella tradizione persiana e indiana. Maestro di eleganza e poesia, è tra quanti hanno incastonato una perla in quello straordinario gioiello chiamato Flamenco.
La cultura ebraica. Tanti secoli di convivenza lasciano traccie tra i popoli. Tra il IX secolo e il XV secolo i canti sinagogali e la musica ebrea apportano influenze alla musica spagnola.
Tanti elementi si incontrano nella musica orientale che si collegano al flamenco: l’uso reiterato di una stessa nota, complessità ritmica, senso ornamentale , melisma, importanza del ritmo, monodia, ritmo libero, intonazione.
Il Flamenco è una musica modale come quella persiana , indiana, turca e quella dei paesi arabi. Il canto flamenco è fondato sulla scala greca in mi.
In alcuni “palos” del Flamenco ( è cosi come li chiamiamo) ci sono elementi vicini alla musica ebrea, araba , indiana, persiana.
La zambra, el tango, el fandango, la seguiriya, la tona, los romances ,la petenera, la saeta ( puro canto sinagogale).
L’adozione del canto bizantino da parte della chiesa spagnola fu una vera iniezione di civilizazione greca.
L’apporto di Persia e Bizanzio è stato importantissimo in Andalusia.
Questo primo spettacolo, CONVIVENCIA, del 2005, è stato un vero viaggio intorno all’origine del Flamenco, uno scrigno ricchissimo di scoperte.
Lo spettacolo é stato presentato in Turchia, Spagna ed è arrivato al Teatro Petruzzeli di Bari nel 2011, come ho già accennato sopra.
C.: Grazie Laura, per tutte le informazioni che ci hai dato. Veniamo ai giorni nostri, al progetto su cui stai lavorando attualmente e alla tua collaborazione con la cantante greca Filiò Sotiraki, che ho il piacere di apprezzare e di conoscere personalmente dal 2006.

L.: Sì, proprio nel 2013 ho conosciuto Filiò Sotiraki, all’Accademia di Spagna, a Roma, e per prima cosa devo dire che mi è sembrata una donna molto interessante e intelligente. Dopo ho sentito la sua voce, mi sono convinta del suo talento e abbiamo subito parlato di come sarebbe stato bello fare una cosa insieme.
Questo è successo a giugno, dopo sono tornata in Spagna ma già con il pensiero di proporle di fare qualcosa insieme così, quando sono tornata a Roma, a settembre ci siamo viste e abbiamo subito cominciato a preparare lo spettacolo.
Lo scopo è quello di recuperare la forma più pura del Flamenco, concentrandoci su quelle influenze musicali che ebbero un ruolo fondamentale durante la formazione di questo importante fenomeno musicale e culturale. Filiò conosce e canta un ampio repertorio, il sefardita e il greco, così la simbiosi è stata perfetta.

C.: Verissimo Laura, Filiò ha una grande esperienza e conoscenza, per quanto riguarda il canto di tutto il Mediterraneo e di tutte le tradizioni musicali che vi sono comprese. Testimonio personalmente che, avendo anche seguito un corso sui canti del Mediterraneo, con Filiò, alcuni mesi fa, abbiamo affrontato canti turchi, sefarditi, balcanici…e lei stessa, nei suoi CD e nei suoi concerti, canta brani arabofoni, andalusi, balcanici, sefarditi…Filiò è una miniera di conoscenza, nel settore. Mi sembra giusto e carino, quindi, dare la parola proprio a lei, a Filiò, se sentire cosa ci racconta!

F.: Ciao Cinzia e grazie! Sì, l’incontro con Laura Tabanera e con Antonio (Peppe Quiròs) è stato molto stimolante, per me. Quando ci siamo visti per fare la prima prova dello spettacolo, per me è stato qualcosa d’incredibile!
Vedevo le mie radici al pieno! Vi ho ritrovato i canti dei sefarditi, i canti del rebetico, i canti bizantini che mi ha insegnato da piccola mio nonno, i canti di musica classica ottomana che ero abituata a sentire, avendo vissuto la mia infanzia ad Istanbul.
Tra l’altro ultimamente, facendo una ricerca particolare sul rebetico e sui canti di tradizione sefardita ed ebraica, trovo sempre tutte le canzoni di rebetico, almeno quelle che provengono dall’ Asia Minore, in versione di tradizione Sefardita o Ebraica!

La contaminazione era perfetta. I canti si incontravano, si riallacciavano in una maniera per cui si vedevano sia le differenze che le similitudini tra culture musicali, persino stili di improvvisazione vocale, che si fondano sul principio del maqam. I modi arabi e greci sono molto simili, non va dimenticato.
Era impressionante la profonda conoscenza di Laura Tabanera sul flamenco e in generale, sulla musica. Conosceva bene i ritmi e le strutture musicali. Guidava con la sua danza tutto il percorso che si univa in una armonia perfetta!
C.: grazie Filiò! C’è anche un chitarrista con voi, vero?

F.: Sì, c’è e la sua collaborazione è preziosa. Lui è Riccardo Ascani, chitarrista di chitarra flamenca e classica, capace di unire i vari linguaggi tra Flamenco e musica mediterranea orientale, e ad accompagnare in diversi stili.

C.: Vorrei dare qualche notizia sui musicisti che collaborano con voi in questo progetto. Filiò ha appena citato Riccardo Ascani, chitarrista. Ora presentiamo la voce maschile del gruppo. Laura, ci pensi tu?

L.: Sì, certo. Con Antonio siamo cresciuti insieme, nel mondo del Flamenco, ci siamo arricchiti l’un l’altro. Il suo modo di cantare continua la tradizione più pura e la cosa più bella è che lui, come me, non siamo gitani! Perchè anche questo va detto: il Flamenco non è solo gitano. Come ci chiamano in Spagna, “los payos”, abbiamo contribuito lo stesso allo sviluppo del flamenco, anche con la sofferenza di una classe emarginata e povera, come quella dei lavoratori del sud della Spagna. Antonio continua una tradizione cantante di Cadice, provincia andalusa, cosi ricca e piena di talento.

C.: Ottimo, grazie. Come ha reagito il pubblico e cosa pensi, tu, Filiò, di questo progetto con Laura?

F.: L’ impatto con il pubblico è stato entusiasmante. Si è trasmessa una forte emozione.
Il nostro progetto è un percorso che va dalle origini del Flamenco alla musica mediterranea orientale, un viaggio in cui si incontrano le varie etnie dei greci, turchi, ebrei sefarditi, balcani, gitani di Oriente, che attraverso la loro difficoltà di sopravvivenza si uniscono, diventano Uno!
Così abbiamo detto anche alla presentazione del nostro concerto:
“Un linguaggio che esprime l’antico valore delle tradizioni mediterranee. Una musica che vibra dentro di noi al di là delle divisioni politiche e religiose. E’ la musica che risveglia i sentimenti del cuore, che unisce e ci fa sentire un unico popolo…”

C.: Grazie Filiò e grazie Laura. È un progetto bellissimo e condivido appieno il significato che gli avete dato: cercare l’unità, la convivenza, attraverso le diversità. Il Flamenco, sintesi meravigliosa di tradizioni ed etnie diverse, sia per tutti noi maestro di vita e ci mostri che si può vivere pacificamente, gli uni accanto agli altri.

Cinzia Merletti è musicista, didatta, saggista. Diplomata in pianoforte, laureata in DAMS, specializzata in Didattica e con un Master in Formazione musicale e dimensioni del contemporaneo. Ha scritto e pubblicato saggi sulla musica nella cultura arabo-islamica e mediterranea, anche con CD allegato, e sulla modalità. Saggi e articoli sono presenti anche su Musicheria.net. Ha all'attivo importanti collaborazioni con musicisti prestigiosi, Associazioni culturali e ONG, enti nazionali e comunali, Conservatorio di Santa Cecilia, per la realizzazione di eventi artistici, progetti formativi ed interculturali tuttora in corso.

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