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Intervista a Hamza Namira: c’è speranza per l’Egitto

Dal blog Egitto in movimento di Ludovica Brignola

Una delle voci chiave della rivoluzione del 2011 e nonché personaggio centrale della protesta in piazza Tahrir, Hamza Namira è uno dei cantanti egiziani più famosi e noti per i suoi testi che parlano di ribellione, speranza e libertà, che hanno accompagnato la Primavera Araba. A novembre 2014 le sue canzoni sono state vietate dalla radio di stato egiziana, in quanto definite critiche verso le autorità. L’artista ora vive tra Londra e Il Cairo, ma in quest’ultima città spesso ancora oggi i suoi concerti, per motivi di sicurezza, vengono annullati.  Ho avuto l’occasione di intervistarlo dal palco degli East End Studios di Milano, durante il concerto di beneficenza La Notte della Speranza.

Le voci che parlano di una nuova imminente rivoluzione in Egitto sono moltissime. Qual è il tuo pensiero sul futuro prossimo del Paese?

La speranza risiede soltanto nelle nuove generazioni. Ma il problema, un po’ in tutto il mondo arabo, è questa reticenza nel dare il potere ai giovani, nel renderli in grado di realizzare le loro ambizioni. Secondo me i giovani riusciranno a raggiungere quello che vogliono, ma soltanto una volta che le vecchie generazioni comprenderanno che il loro tempo è finito. Quando? Tra un anno, due, dieci. Non lo so. Però so che accadrà, e che accadrà presto. Devo ammettere che mi piace questa nuova generazione, ha aspirazioni, voglia di cambiamento, di libertà e di giustizia. E certo è che il nostro Paese si meriterebbe molto di più di quello che ha adesso.

Pensi che la strada verso il cambiamento sia la rivoluzione, oppure ci vuole qualcos’altro?

Secondo me è stupido poter pensare di riproporre un nuovo 25 gennaio 2011. Il mondo è cambiato nel frattempo e con una rivoluzione non si otterrebbero risultati. Un miglioramento lo si può ottenere ma solo attraverso un cambiamento dall’interno e a lungo termine. Non siamo più ai tempi di Safut Al-Sherif (braccio destro di Hosni Mubarak durante la sua presidenza e Ministro dell’Informazione); ora esiste la possibilità di mettere in piedi un partito politico, e quindi offrire un’alternativa, come poteva essere quella dei Fratelli Musulmani. Questa è l’unica speranza che vedo possibile.