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La Crisi dei Rifugiati Palestinesi e le Sue Ripercussioni Regionali e Internazionali

L’attuale guerra in corso a Gaza da parte di Israele ha innescato un drammatico esodo di centinaia di migliaia di palestinesi verso il confine egiziano a Rafah. In questa regione, i rifugiati sono costretti a vivere in condizioni precarie e sovraffollate, con la diffusione di malattie e situazioni descritte dalle Nazioni Unite come “estreme”. Questa crisi umanitaria, scaturita dall’offensiva di Israele in risposta agli attacchi di Hamas dell’7 ottobre, ha portato alla forzata migrazione dell’85% della popolazione di Gaza, con un bilancio di oltre 18.600 morti, la maggior parte dei quali donne e bambini.

La prospettiva di un esodo di massa da Gaza verso l’Egitto rappresenta uno scenario peggiore sia per i palestinesi che per il governo del Cairo. Molti palestinesi temono che, una volta rifugiatisi in Egitto, Israele potrebbe non permettere loro di fare ritorno a Gaza. È importante sottolineare che circa il 70% della popolazione di Gaza è costituita da rifugiati, sfollati forzatamente dall’attuale Israele durante la Nakba del 1948.

Per l’Egitto, la prospettiva di accogliere un numero significativo di rifugiati palestinesi presenta sfide complesse. Il Paese, già ospitante circa 9 milioni di rifugiati e migranti di varie nazionalità, si trova in una situazione delicata. I rifugiati palestinesi vivono in un limbo legale, privi di uno status di rifugiato riconosciuto sia dall’UNRWA che dall’UNHCR. Questo li rende una popolazione “invisibile”, costretta a sopravvivere attraverso reti informali e strutture sociali esistenti.

Inoltre, l’Egitto ha profonde preoccupazioni politiche e di sicurezza. Un’accoglienza di massa dei palestinesi potrebbe essere percepita come un’abilitazione di un’altra Nakba. Inoltre, l’arrivo di un grande numero di palestinesi, molti dei quali potenzialmente membri di Hamas, potrebbe rinvigorire il movimento dei Fratelli Musulmani in Egitto, una prospettiva che il presidente Abdel Fattah el-Sisi, data la sua storica opposizione al gruppo, vorrebbe evitare.

La situazione nel Sinai è altrettanto complicata. L’esercito egiziano sta combattendo gruppi armati collegati allo Stato Islamico nella penisola dal 2013. Un’importante popolazione di rifugiati privi di prospettive socio-economiche e politiche potrebbe diventare una fonte costante di reclutamento per questi gruppi armati, alimentando le insurrezioni nel Sinai, a Gaza e lungo il confine egiziano-israeliano.

Di fronte a questa minaccia di spostamento dei palestinesi, il valico di Rafah è stato in gran parte chiuso, consentendo solo a pochi palestinesi feriti e ai cittadini con doppia nazionalità di uscire. Ma la spinta militare di Israele più a sud potrebbe aggravare la situazione a Rafah. Di fronte a una situazione umanitaria critica al suo confine e sotto la pressione di fattori economici e internazionali, l’Egitto potrebbe essere costretto ad aprire il suo valico a Rafah.

La prospettiva di un improvviso e massiccio aumento del numero di rifugiati in una zona già instabile potrebbe peggiorare una situazione di sicurezza già disperata e spingere i palestinesi vulnerabili a tentare il pericoloso viaggio via mare verso l’Europa vicina. Questa prospettiva ha già spinto la Commissione Europea a accelerare i negoziati con il Cairo su un nuovo accordo migratorio per prevenire un aumento dell’immigrazione verso l’Europa.

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