Di Radwan El-Sayed. Asharq al-Awsat (22/07/2016). Traduzione e sintesi di Laura Cassata.
In vista del vertice arabo, che si terrà a Nouakchott, iniziano a sollevarsi le problematiche dei paesi e delle società arabe: la tragedia siriana con le uccisioni, la migrazione e l’assedio di più di 10 milioni di persone; il caso della Libia e dello Yemen, i cui orizzonti sono tetri e poco promettenti; la guerra in Iraq e la lotta contro Daesh (ISIS); la questione palestinese, dove l’escalation della tirannia israeliana sembra non avere fine e in ultimo il caso del Libano, un paese che si sgretola sotto il peso di Hezbollah. Nella maggior parte di queste tragedie, è sempre presente l’Iran, con le sue milizie e la sua propaganda di sabotaggio.
Cosa può cercare di fare il vertice arabo? Perché l’influenza araba è scomparsa, diminuita o è stata erosa? Da un lato c’è la complessità dello scenario e l’aumento dell’intervento straniero, dall’altro la debolezza degli Stati della Lega Araba.
Prendiamo l’esempio del problema libanese: nel 2006, quando scoppiò la guerra tra Hezbollah e Israele, gli stati arabi sono intervenuti imponendo un cessate il fuoco. Ma dopo due anni, Hezbollah ha occupato Beirut con l’uso delle armi e il paese è stato lasciato in balia dell’Iran. E la stessa cosa è avvenuta in Palestina. Ma perché questa fatica da parte degli arabi? E come è possibile uscirne? Tale debolezza deriva da un “vuoto strategico”, ma anche dal terremoto che hanno subito le strutture sociali arabe dopo il 2011. A tutto ciò bisogna aggiungere la violenza terroristica che ha causato un’esplosione dell’Islam sunnita.
Nonostante tutto, il vertice arabo può ancora dire e fare qualcosa, influenzando numerosi aspetti. Il fatto che il vertice sia stato convocato è già un indicatore importante ed è la prova della presenza dell’identità araba. Essa rappresenta oggi un grosso problema, a causa delle terribili mire iraniane e delle ombre del terrorismo e dei suoi effetti sugli arabi e sull’Islam.
L’identità e l’appartenenza araba devono continuare ad agire al di là di mere questioni simboliche. Essa potrebbe intervenire nella questione palestinese per rinnovare i tentativi di riconciliazione tra Ramallah e Gaza, nonostante i fallimenti precedenti. Allo stesso modo, potrebbe agire in Libia, riconciliando la parte occidentale del paese con quella orientale. E infine anche in Siria, per proteggere i civili e cercare una soluzione politica attraverso l’uso di forze di pace arabe, islamiche e internazionali capaci di impegnarsi per una transizione politica e per evitare la divisione del paese. L’identità araba della Siria è minacciata, così come la sua unità territoriale. Pertanto, la transizione politica e il cessate il fuoco diventano un atto di salvataggio, necessari per ricostruire la speranza del popolo siriano e di tutti gli arabi.
Radwan El-Sayed è uno scrittore e intellettuale libanese, professore di studi islamici.
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