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Vertice arabo di Amman: un tentativo di far rivivere il Mar Morto

Nilo Sinai Mar Rosso Mar Morto
I leader della Lega araba si sono riuniti sul Mar Morto per discutere delle guerre e dei principali problemi che dilaniano il Mondo arabo

L’opinione di Al-quds. Al-Quds al-Arabi (30/03/2017). Traduzione e sintesi di Veronica D’Agostino.

I discorsi pronunciati dai capi di stato della Lega Araba, in occasione del 28° vertice tenutosi ad Amman in Giordania, necessitano di un’attenta analisi per comprendere le preoccupazioni che affliggono questi politici, il loro rapporto con la geografia, le condizioni economiche in cui si trovano, le forze interne presenti nei loro Paesi, le possibili minacce e le loro aspirazioni. Nonostante i conflitti di interesse, le contraddizioni politiche, i tentativi di avvicinamento o di intervento per imporre l’agenda del proprio Paese su quella degli altri, l’incontro è stato tutto sommato positivo.

Degno di nota è stato l’intervento del delegato dell’amministrazione americana il quale ha cercato di far passare le richieste di Israele riguardo all’emendamento della nota iniziativa di pace araba sulla questione israelo-palestinese. Sebbene il segretario generale della Lega e l’Egitto abbiano mostrato una certa inclinazione, il vertice di Amman si è opposto fermamente a questa istanza grazie al sostegno della delegazione palestinese e a quello degli altri Stati arabi.

La seconda questione che è stata sollevata è quella riguardante la posizione dell’Iran, ma la vera svolta di questo incontro è rappresentata dall’accoglienza sontuosa che è stata riservata al presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi e al segretario generale dell’Arabia Saudita. Tuttavia, Al-Sisi, nel suo discorso, non si è risparmiato nei confronti dei suoi avversari politici interni, i quali sono rientrati nella critica rivolta al “terrorismo” e allo “sfruttamento delle reti religiose”. Questo intervento è stato visto da parte di tutti i presenti come il sintomo di una crescente rivalità interna e del bisogno da parte dell’Egitto di avere l’appoggio degli altri Stati arabi. Durante il suo discorso però, l’emiro del Qatar ha risposto in modo chiaro sia ad Al-Sisi, il quale ha abbandonato la sessione, sia alle correnti legate ai movimenti terroristici e all’islam politico, il quale si serve degli strumenti democratici ed è presente nei parlamenti e nei governi di numerosi Stati arabi.

Inoltre, al centro del vertice sono stati i conflitti militari e politici attualmente in atto in Siria, Libia e Yemen. Il leader del Kuwait ha invece parlato della Primavera araba e di come questa abbia distrutto la stabilità e la sicurezza dei Stati della regione. Lo stesso ha poi invitato al dialogo con l’Iran, posizione che rispecchia gli equilibri interni del proprio Paese e la scelta di allontanarsi dai timori e dalle difficoltà della vicina Arabia Saudita.

I principali temi affrontati in questo vertice sono quindi stati il terrorismo, il tentativo fallito di cambiare l’agenda araba nei confronti della Palestina, le riflessioni sulle conseguenze della Primavera araba e i discorsi diplomatici volti a rinnovare l’appello per il raggiungimento di una soluzione politica alle guerre in Yemen, Libia e Siria.

Tra tutti i Paesi partecipanti però, il vero protagonista del vertice è stato un paese non invitato, ovvero l’Iran: esso, infatti, è stato virtualmente presente grazie alla partecipazione di alcuni suoi rappresentanti nella delegazione irachena e libanese e a quella dei suoi simpatizzanti tra le fila degli altri paesi arabi che hanno fatto le sue veci.

Il vertice arabo è stato dunque un tentativo semi-riuscito di far rivivere il Mar Morto.

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