Di Samir Hamdi. Al-Arabi al-Jadeed (11/02/2016). Traduzione e sintesi di Alessandro Mannara.
Nel maggio 2011 in Spagna nacque un movimento popolare che iniziò a chiedere riforme politiche e lotta alla corruzione trasformandosi pian piano in una corrente politica più organizzata ed efficace affiancata da alcuni sostenitori, tra cui il partito Podemos, che nelle ultime elezioni ha ottenuto un considerevole e inaspettato numero di seggi parlamentari rispetto agli altri due storici partiti spagnoli, quello popolare e quello socialista.
Questo nuovo partito nasce da quel movimento popolare che scese per le strade e si caratterizza per i suoi giovani leader e per le sue radicali richieste, soprattutto in merito alla questione sociale, al rinnovamento democratico e alla lotta alla corruzione. Di fronte alla rapida evoluzione di Podemos, la domanda che ci poniamo è: perché la scena politica tunisina non è in grado di ottenere risultati simili, soprattutto se pensiamo che il cuore pulsante della rivoluzione è formato dai giovani?
Innanzitutto, non si può paragonare la situazione spagnola con quella tunisina dal punto di vista politico, almeno per quanto riguarda il radicamento della democrazia in Spagna e l’esistenza decennale di meccanismi trasparenti di devoluzione del potere. In Tunisia, di fatti, si intravedono soltanto dei passi incerti verso una trasformazione democratica, anche perché l’esperienza politica ha dovuto e deve ancora confrontarsi con una serie di ostacoli per poter considerarsi al passo con lo spagnolo Podemos, tra cui:
- l’anzianità dei leader dei partiti politici tunisini che impediscono ai giovani di assumere il comando e di influire sulle scelte e sulle decisioni politiche, cosa che ha portato al dissenso e alla formazione di piccoli gruppi;
- la riluttanza delle giovani generazioni di fare politica e di impegnarsi nella res publica (ad esempio partecipando alle elezioni). Ciò ha permesso ai partiti più organizzati di dominare la scena elettorale e ha dato la possibilità alle forze del vecchio regime di tornare al potere;
- la corruzione che ha rovinato la scena politica tunisina dopo la rivoluzione: vi è infatti una chiara presenza di lobby finanziarie e di uomini d’affari corrotti che hanno il controllo su molte componenti politiche le quali sperano di ottenere maggiore influenza e di indirizzare l’opinione pubblica al servizio di interessi personali.
Tutto ciò si riversa nelle manifestazioni e nei sit-in organizzati in diverse città tunisine contro la disuguaglianza e la corruzione. Sono mobilitazioni alimentate da una nuova generazione che le forze della destra conservatrice non sono riuscite a tamponare. Dunque la scena politica rimane aperta alla possibilità di una ricostituzione fondata su entità giovani attive e consapevoli, sul modello del partito spagnolo.
Podemos ha potuto beneficiare del movimento rivoluzionario divampato per le strade spagnole: ha accumulato esperienze, battaglie, sit-in, passando dalla comparsa del movimento degli “Indignados” fino ad arrivare alla formazione di nuove giovani entità politiche che hanno ottenuto una presenza parlamentare degna di nota, sia a livello locale che a livello europeo. Per contro, non vi è nulla che impedisca alla gioventù tunisina di lasciarsi ispirare dall’esperienza spagnola e di formare una vera e propria forza politica in grado di proporre, influire e fornire alternative, lungi dall’essere solamente indignata. È necessaria una forza politica in grado di cambiare e ricostruire la scena politica, di portare un rinnovamento all’interno della democrazia tunisina e costruire una nuova generazione politica, liberando il Paese dalla crisi ancora una volta dopo quel fatidico inverno del 2011.
Samir Hamdi è uno scrittore e ricercatore tunisino, professore di filosofia e scienze umane all’università di Sfax, Tunisia.
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