Maan News Agency (4/5/2012). A un anno dall’accordo del Cairo tra Hamas e Fatah, i due movimenti continuano a procedere su due binari paralleli, alla guida rispettivamente della Striscia di Gaza e della Cisgiordania. Ahmad Youssef, uno dei capi di Hamas, spiega che gli ostacoli che si sono frapposti all’attuazione del piano di riconciliazione nazionale “vanno oltre la volontà delle due fazioni”, ognuna delle quali tuttavia ha tentato di imporre la propria posizione all’altra. Di diversa opinione è Faisal Abu Shahla, parlamentare di Fatah a Gaza, che pone l’accento sui continui arresti di sostenitori del suo partito da parte delle forze di sicurezza di Hamas. Critico verso entrambi è invece il capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, che ipotizza il prevalere di “interessi privati che ancora controllano il piano di riconciliazione”. L’Egitto, che ha cercato per primo una mediazione (prima che subentrasse il Qatar), mantiene ferma la sua posizione, premendo perché l’accordo si traduca in decisioni politiche concrete. L’accordo, firmato da Mahmoud Abbas (presidente dell’Autorità nazionale palestinese e guida di Fatah) e Khaled Meshaal (uno dei capi di Hamas), prevede la formazione di un governo di unità nazionale per preparare il terreno alle elezioni presidenziali da organizzare entro un anno.