Di Fareed Zakaria. The Daily Star Lebanon (23/03/2015). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.
In un’apparizione nel programma “Face the Nation” della CBS, poco prima della sua rielezione, a Benjamin Netanyahu è stato chiesto se il fatto che la Casa Bianca aveva twittato uno dei miei articoli l’avesse offeso, sottolineando che per 25 anni Bibi aveva fornito previsioni sbagliate sul programma nucleare iraniano. Il primo ministro israeliano ha risposto che lui avrebbe ritwittato un tweet di Khamenei in cui venivano elencate nove ragioni per cui Israele avrebbe dovuto essere distrutto. Netanyahu ha ragione a richiamare l’attenzione su questa minaccia, ma per ragioni diverse da quelle da lui implicate.
Facciamo chiarezza. La Guida Suprema dell’Iran è un ideologo radicale, anti-occidentale la cui pagina Twitter è piena di odio e ostilità, ma è anche un politico astuto che è sopravvissuto al complesso sistema politico iraniano. Qual è il messaggio che sta mandando? Khamenei parla spesso della distruzione di Israele, ma si rifiuta di farlo con una guerra.
Cosa raccomanda Khamenei? Un “referendum pubblico e organizzato” in cui musulmani, cristiani ed ebrei che vivono nella zona sotto la giurisdizione israeliana possano decidere il destino del loro governo e regime. Khamenei riconosce che la vulnerabilità principale per Israele è la sua giurisdizione legale su oltre 4,5 milioni di arabi che non hanno né uno Stato né un voto. Questa condizione è praticamente unica nel mondo moderno e non può perdurare in una società democratica.
I politici dell’ala destra ed i loro sostenitori spesso liquidano la situazione dei palestinesi col pretesto che altri gruppi etnici – come i curdi – non hanno una nazione. Ma i curdi sono cittadini dei Paesi in cui vivono. I palestinesi, invece, sono oggi pressoché unici al mondo non avendo né un proprio Stato né la cittadinanza del Paese in cui vivono.
Sul lungo periodo questo è, potenzialmente, il pericolo in grado di annullare il miracolo che è Israele – ed è un miracolo. Il Paese è militarmente molto più potente rispetto ai suoi vicini di quanto non lo sia mai stato. Secondo l’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma, il suo budget per la difesa è più grande di quello dell’Egitto, della Giordania, della Siria e del Libano messi insieme. Il muro e il sistema Cupola di Ferro hanno diminuito in modo significativo la minaccia di Hamas e Hezbollah. Economicamente, Israele è in piena espansione, è diventato il Paese più ricco in un mare di Stati petroliferi. Si tratta di una democrazia vivace e di una società dinamica.
Per quanto riguarda il programma nucleare iraniano, che non ha ancora neppure una sola bomba, non dimentichiamo che Israele ha un grande arsenale nucleare, un deterrente che i leader iraniani sicuramente terranno in considerazione, anche in un futuro in cui saranno riusciti a costruire un paio di armi nucleari.
In un modo strano, Khamenei comprende l’immenso potere della democrazia – è per questo che ha messo fine al Movimento Verde in Iran. Riconosce che la vulnerabilità di Israele risiede nella sua forza più grande – la sua fiorente democrazia. In un Paese autenticamente pluralista come Israele, è molto difficile continuare a praticare una politica di “non cittadinanza” verso tanti.
Khamenei capisce che Israele può scoraggiare e rispondere alle minacce militari. Ma non può, come democrazia, mantenere indefinitamente il controllo di territori con 4,5 milioni di persone contro la loro volontà. Spero che Netanyahu prenda questa minaccia all’esistenza di Israele sul serio e che abbia delle risposte che vadano oltre un retweet.
Fareed Zakaria è un giornalista specializzato nei rapporti di politica ed economia internazionale.
La speranza e’ che ci sia un completo cambio di rotta al riguardo di Israele. Presente e passati primi ministri di questo Paese sarebbero stati tutti perseguiti per atti contro l’Umanita’ se i media avessero fatto il loro dovere. Oltre ai media, Israele ha sempre goduto dei favori degli Stati Uniti per la sua impunita’ e le elite di ogni Paese con i loro investimenti favoriscono tutti Israele come il salvatore dei loro benesseri anche se questo e’ alle spese di quanto sia giusto ed Umano. Siamo ora di fronte ad una breve finestra di tempo con il presidente Obama. Esiste ora la speranza che si ritrovi un nuovo equilibrio. Gli USA potrebbero tornare nelle mani degli Americani ed Israele potra’ vivere in pace dopo aver rinunciato a quella sciocca idea di essere un “popolo scelto”.
A dimostrazione servirebbe un nuovo concetto di Uguaglianza, anche in Israele.
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