News Zoom

L’Iraq contro se stesso

Di Hazem Saghieh. Dar al-Hayat ( 13/10/2012). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Se è vero che i paesi delle rivoluzioni arabe sono impegnati in una ricerca interna che porta a mettere la causa del proprio paese in una posizione di massima priorità, allora è anche vero che oggi l’Iraq è il paese arabo che più si è discostato da tale regola. Tant’è che i governi iracheno e russo hanno appena sottoscritto un accordo per l’acquisto di armi e attrezzature militari per un valore di 4 miliardi di dollari. L’accordo è stato concluso dal primo ministro Nuri al-Maliki a seguito di una visita a Mosca del Ministro della Difesa, Saadoun al-Dulaimi, durata un mese (!).

E’ difficile difendere questa nuova apertura verso la Russia sulla base degli interessi iracheni. Da un lato, il fatto che entrambi i paesi sono produttori di petrolio, nonché il fatto che l’industria russa è ormai superata sia nelle IT (Information Technology) che nel settore dei beni di consumo, rende difficile capire come l’Iraq e il suo popolo possano trarre vantaggio da ciò che è successo. Per quanto riguarda le armi e le attrezzature militari, l’accordo potrebbe costringere l’Iraq ad intraprendere una revisione costosa dell’equipaggiamento militare utilizzato dal 2003, anno in cui gli Stati Uniti sono diventati il suo principale fornitore di armi. Questo senza contare che, come è noto, le armi russe sono generalmente scadenti rispetto alle loro controparti occidentali.

Dopo Saddam, l’Iraq ha subito le conseguenze del conflitto USA-Iran. Oggi, dopo che le truppe statunitensi hanno completato il loro ritiro, sembra che sia stata spianata la strada ad un’altra fase in cui l’elemento dominante sarà il completo allineamento con Teheran. Quindi in tale contesto è possibile leggere l’ultimo accordo sulle armi proprio come parte di un allineamento con l’asse iraniano, sia che questo costituisca un modo per Baghdad di sostituire il fatiscente regime damasceno nell’asse, sia  che si tratti della preparazione al post-Assad in Siria.

Tuttavia, anche in questo caso, è difficile individuare quale sia l’interesse iracheno che viene servito per almeno tre ragioni. In primo luogo, l’attuale situazione iraniana, in particolare quella economica che non è tanto allettante da giustificare l’alleanza tra l’Iraq e l’Iran e tantomeno una sottomissione a quest’ultimo. In secondo luogo, Teheran e Mosca hanno fatto enormi sforzi per difendere e proteggere il regime siriano. Ciò significa che con il suo nuovo atteggiamento l’Iraq si è inimicato il popolo siriano con cui  condivide un lungo e intrecciato confine. Terzo, e più importante, sottomettersi all’Iran avrebbe un impatto diretto all’interno dell’Iraq e su ciò che resta della sua coesione nazionale e del suo tessuto sociale.