“Lettera a una ragazza in Turchia” di Antonia Arslan

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Mia ragazza di Turchia, tu ci sei nata e ci stai adesso in quel magnifico Paese dove i miei antenati per millenni hanno vissuto, combattuto, da dove noi siamo stati cacciati per sempre.

Sono queste le parole che Antonia Arslan scrive nella sua immaginaria lettera a una ragazza turca, un’epistola nella quale vengono ripercorse le vicende delle antenate armene dell’autrice.

Il racconto si sviluppa su un piano temporale che va dai tempi antichi fino ai giorni nostri e immerge il lettore nelle atmosfere che hanno caratterizzato la storia del popolo armeno in Turchia, in una sorta di viaggio intimo che è anche un tentativo di esorcizzare i terribili episodi di violenza di cui sono stati vittime gli armeni.

E nel raccomandare alla ragazza turca di battersi per mantenere le libertà femminili – che vengono metaforicamente rappresentate come capelli al vento e gonne leggere – l’autrice stabilisce un forte richiamo con l’attualità, con le spinte oscurantiste che si stanno via via manifestando e che stanno predominando in Turchia e in tutto il Medio Oriente.

Anche in questo riuscito tentativo di attualizzare la vicenda armena, contestualizzandola nel panorama sociale mediorientale, risiede la peculiarità e l’interesse di questo libro, nel quale le paure che ormai ogni giorno ci attanagliano in Occidente così come in Oriente, sono le stesse che hanno dovuto affrontare le donne armene che hanno lottato e si sono sacrificate per la libertà.

E allora la memoria diventa l’antidoto alla paura, il racconto del passato diventa il grimaldello verso il futuro.

“Lettera a una ragazza in Turchia” è stato pubblicato da Rizzoli.

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