Il ministero egiziano delle Waqf attacca l’associazione islamista Fratelli Musulmani, mentre Istanbul accusa il Cairo di essere coinvolto nell’omicidio dell’ex-presidente Morsi
Di Waleed Abdul Rahman. Asharq Al Awsat (22/06/2019). Traduzione e sintesi di Lorenzo Doglioni
Il ministero delle Waqf (associazioni religiose islamiche che gestiscono proprietà immobiliari a scopo comunitario) egiziano ha avviato un conflitto tra Egitto e Turchia a seguito della morte dell’ex-presidente egiziano Mohamed Morsi nel corso del suo processo.
Le Waqf hanno assicurato che “l’esperienza diretta ci ha confermato senza lasciare alcun dubbio che l’organizzazione Fratelli Musulmani, la quale viene considerata un’organizzazione terroristica dalle autorità egiziane e che gira intorno a gruppi riprovevoli, debba essere tagliata fuori, poiché la politica dell’empatia non si addice a gente che si occupa solo del proprio benestare. Le loro armi sono tradimento, falsità e inganno”.
Le Waqf hanno rincarato la dose nel loro comunicato dicendo che “i paesi che supportano quell’organizzazione non ne trarranno altro che dolore e pentimento un giorno e pagheranno, a causa di ciò, un prezzo esorbitante, presto o tardi”. Il Cairo ha ripudiato la dichiarazione del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, nella quale si assume l’impegno di un processo a livello internazionale contro il governo egiziano riguardo la morte di Morsi.
Il ministro degli esteri egiziano Sameh Shoukry la considera “una palese intromissione”, oltre che “una flebile accusa” allo scopo di “coprire le sua trasgressioni interne”. Morsi (68 anni) è morto lunedì 17 giugno durante un’udienza del suo processo per la celeberrima questione dell’evasione dal carcere. Il rappresentante del parlamento egiziano ha detto che “mentre era nella cella insieme ad altri imputati è caduto a terra, dopo aver perso i sensi, quindi è stato immediatamente portato all’ospedale dov’è avvenuta la sua morte”. Erdogan ha accusato le autorità egiziane, durante il suo raduno elettorale, dell’omicidio di Morsi, assicurando la sua determinazione a portare la questione di fronte al G20 in Giappone a fine mese. Come ha detto durante la conferenza stampa, ritiene che “l’ONU effettuerà le dovute indagini, ispezionando gli abiti del defunto Morsi, e farà in modo che i responsabili ne affrontino le conseguenze”.
Le Waqf egiziane hanno detto, inoltre, che “il terrorismo adottato dall’organizzazione Fratelli Musulmani”, la quale è stata da loro descritta come “deviata”, “è privo di religione e di morale, consuma chi lo supporta, chi lo accetta e gli offre riparo, inoltre chiunque sia membro di quest’associazione è nemico della sua patria”.
Le Waqf hanno, poi, fornito una serie di direttive a tutti gli Imam per quanto riguarda lunghezza e contenuti del sermone del venerdì, al qual proposito hanno dichiarato di “aver fiducia che tutti si impegneranno a seguire le direttive fornite” e hanno assicurato che “il ministero non permetterà a nessuno di oltrepassare i limiti del diritto di chi parla dal pulpito, né di violare le direttive, né che le moschee diffondano idee inappropriate e sbagliate per l’Islam”.
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