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Le due personalità del presidente Erdoğan

Erdoğan turchia
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Di Khairallah Khairallah. Al-Arabiya (09/11/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Le ultime elezioni parlamentari in Turchia hanno registrato la vittoria del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP), capeggiato dal presidente Recep Tayyip Erdoğan, e hanno permesso di analizzare la figura del presidente stesso. Quest’ultimo sembra racchiudere due personalità in uno sol uomo.

La prima è quella di presidente saggio e moderno che ha guidato il Paese verso una fioritura soprattutto in campo economico, piazzandosi al diciottesimo posto nella classifica mondiale, al pari di Svizzera e Corea del Sud. L’economia turca ha infatti aumentato il suo volume di 1,5 trilioni di dollari, registrando un reddito annuo pro capite pari a 20 mila dollari.

La seconda personalità si riferisce a quella di capo dell’AKP, che molto spesso tenta di realizzare imprese assurde che non trovano alcuna corrispondenza in un Paese di lunga storia quale la Turchia. E proprio in tale contesto, alle volte, Erdoğan si trova a ricoprire un ruolo negativo, influenzato dalle tendenze della Fratellanza Musulmana in lui radicate e che mirano ad urtare la stabilità della regione.

Dopo la sconfitta alle elezioni dello scorso 7 giugno, che hanno visto l’ascesa del Partito Democratico del Popolo (HDP, filocurdo), il presidente Erdoğan ha saputo utilizzare le lacune dei suoi nemici a suo favore, assicurandosi i tre milioni di voti. Egli ha saputo giocare due carte importanti: la prima, relativa alle intimidazioni dirette ai curdi, ponendoli allo stesso livello del Partito dei Lavoratori Curdi (PKK), sospettato di terrorismo. La seconda, invece, contro la destra che minaccia la sicurezza del Paese.

Inoltre, un altro dato positivo che ha contribuito alla sua vittoria si riferisce alla sua chiara posizione circa la rivoluzione siriana. Il Paese ha accolto decine di migliaia di rifugiati in fuga da un regime dittatoriale, dalle milizie sostenute dall’Iran e in ultimo dal bombardamento russo. La Turchia, come la sua stabilità interna, è stata a lungo bersaglio dei suoi nemici. Era quindi necessaria riportare una vittoria come quella registrata dal Partito per la Giustizia e lo Sviluppo. Tuttavia, non bisogna dimenticare, che una tale premura nei confronti della Siria, ha da una parte voluto nascondere la negligenza di Erdoğan nel garantire soccorsi alle forze moderate del Paese al fine di giungere alla caduta del regime di Assad, a favore, tra l’altro, delle forze estremiste.

Intanto, il quesito a cui bisogna prestare maggiore attenzione riguarda il futuro della Turchia. Cosa farà Erdoğan con la sua vittoria? Il presidente ha soluzioni certe a cui far affidamento, specie nella questione curda, o agirà con la forza, la stessa che ha permesso l’ascesa popolare del suo partito?

L’obiettivo è assicurare stabilità interna e regionale e in questo Erdoğan agisce in maniera diversa e razionale tanto in Tunisia, quanto in Libia. Di rilievo anche la sua posizione nella Striscia di Gaza. Egli sa bene che l’invio di volontari o slogan da soli non bastano a porre fine all’assedio; questo può realizzarsi esclusivamente dietro la rinuncia di Hamas all’illusione del Califfato Islamico, che non è al servizio di Israele e che rappresenta una minaccia alla sicurezza egiziana.

Dunque, la vittoria del suo partito era fondamentale per assicurare stabilità politica ed economica interna al Paese, alla luce di un disordine regionale. Uno squilibrio voluto principalmente dall’Iran, che aizza gli animi settari, specie in Iraq; come anche l’assenza degli Stati Uniti che hanno favorito la presenza russa e assicurato al presidente Vladimir Putin di rivestire i panni di gendarme della regione.

Per concludere, quale delle due personalità di Erdoğan riuscirà ad avere la meglio, alla luce di una Turchia spaccata al suo interno tra laici e religiosi, oltre alla questione curda? E il presidente, sarà in grado di fare da collante per il suo popolo?

Khairallah Khairallah è un giornalista libanese. Dopo il quotidiano Annahr, scrive riflessioni politiche per diverse testate arabe, tra cui Al-Mustaqbal e Rosa El-Youssef.

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