Laicità nella Costituzione marocchina?

Laicità

Di Wadii Charrad. TelQuel (06/11/2014). Traduzione di Alessandra Cimarosti.

Il movimento Anfass per la democrazia ha richiesto che venga introdotta la laicità nella Costituzione e ha aperto un dibattito con proposte audaci.

“La storia è piena di esempi che ci dimostrano come l’intreccio tra religione e politica abbia generato sistemi oppressivi e guerre. Queste stesse esperienze possono essere riscontrabili anche attualmente nei gruppi come al-Qaeda e Daish [conosciuto in Occidente come ISIS]”.

Questo è uno degli argomenti shock che il movimento Anfass ha proposto in un comunicato pubblicato mercoledì scorso. La giovane associazione – creata nel 2013 – per sottolineare la sua posizione, ha dichiarato che “il Marocco deve adottare i valori della modernità, basandosi sul razionalismo, sulla libertà e sulla democrazia al fine di non cadere in tali sistemi”. Tutti argomenti che richiedono l’integrazione della laicità nella Costituzione, l’uguaglianza dei cittadini dinnanzi alla legge e la libertà di coscienza. A tale proposito, Anfass sostiene che “è inconcepibile obbligare un cittadino a convertirsi ad una religione” e invita la società a riconoscere il diritto dei marocchini ad abbandonare o abbracciare un altro credo.

Il movimento Anfass è stato accolto nel regno per aver creato “un programma d’integrazione della donna nello sviluppo”, per aver diviso l’articolo 19 della Costituzione del 1996 in due parti in quella del 2011 e per aver “approvato” – senza presentare riserve – la risoluzione del Consiglio dei diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite sulla libertà di religione e di coscienza dello scorso 28 marzo. Ma adesso l’associazione chiede che la libertà di culto sia messa in pratica davvero.

La messa in atto della laicità, secondo Anfass, si articola di fatto, in tre punti principali: la libertà di coscienza, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e la legittimità civile ( e non religiosa ) dello Stato. A questo proposito Anfass precisa che “la sovrapposizione di religione e politica può essere dannosa quando le idee o le credenze religiose sono interpretate male o utilizzate in modo improprio per interessi ben precisi”.

Tuttavia, l’associazione aggiunge che “bisogna far sviluppare necessariamente una società che obbedisca a leggi civili, pur mantenendo la comunità dei credenti come simbolo di garanzia della spiritualità”. Allo stesso modo, l’ONG propone che il Ministero degli Affari Islamici sia diviso in due. Una parte si potrebbe occupare dei beni e delle donazioni e l’altra invece faciliterebbe le diverse pratiche religiose.

Sempre nella stessa logica, Anfass propone che il Marocco istauri una vera uguaglianza tra i due sessi (in particolare per quanto riguarda l’eredità) così come una vera parità anche al governo, e l’integrazione di valori universali e non religiosi nel sistema educativo.

Infine, il movimento spiega che vuole aprire un dibattito pubblico su tali temi, con tutte le componenti della società. Viste le sue proposte molto impegnate e dettagliate, la giovane associazione dovrebbe ottenerlo senza difficoltà.

Wadii Charrad è giornalista nella redazione web di TelQuel.

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1 commento

  1. pierluigi casalino
    21 Maggio 2016

    Il Marocco, ma forse anche qualche altro paese a formazione islamica, prenderà presto la via della separazione tra politica e religione, e ciò grazie al suo re.

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