Di Jessica Purkiss. Middle East Monitor (02/06/2015). Traduzione e sintesi di Paola Conti.
Il Trio Joubran, una band palestinese composta da tre fratelli di Nazaret, si è recentemente esibita a Londra davanti ad un pubblico gremito. La band ha cantato insieme alla celebre cantante algerina Souad Massi la cui musica mescola suoni arabi, influenze rock e folk, fado portoghese e anima africana.
I tre fratelli Samir, Wissam e Adnan, hanno suonato, in perfetta armonia davanti ad un pubblico affascinato, il loro strumento preferito, l’oud, antico strumento cordofono piriforme. Generalmente l’oud viene suonato come accompagnamento, ma il repertorio del Trio Joubran ne mette in evidenzia il bellissimo suono.
“Per la prima volta nella musica araba tre oud suonano insieme”, ha detto Samir Joubran ed ha aggiunto: “Il repertorio di musica strumentale nel mondo arabo non è molto grande e noi stiamo facendo qualcosa di veramente innovativo”.
La famiglia Joubran ha la musica nel sangue: il padre è considerato uno dei migliori costruttori di oud nel mondo, mentre la madre era una cantante di muwashahāt (genere di poesia araba cantata). “Non abbiamo avuto l’occasione di diventare calciatori o roba del genere, solo musicisti”, dice Samir, che si è innamorato di questo strumento a cinque anni e da quel primo incontro è nata la sua passione ed ha intrapreso una carriera solista di successo come suonatore di oud.
Dopo essersi esibito sul palco insieme al fratello tredicenne Wissam, a Samir venne in mente l’idea di creare una band con tutti i suoi fratelli. Da quell’idea sono trascorsi 11 anni e da allora il Trio Joubran ha realizzato 5 album e girato il mondo.
Uno dei loro album “À l’ombre des mots” è un omaggio al compianto poeta palestinese Mahmoud Darwish. La band collaborò con lui prima della sua morte e l’album è dominato dalla potente voce del poeta che legge la sua poesia in arabo. “Ho suonato con Darwish per 12 anni, 32 concerti in tutto il mondo”, dice Samir ed ha aggiunto: “Darwish non è solo il più grande poeta palestinese, ma per me e per molte persone è uno dei maggiori poeti del mondo dell’ultimo secolo”.
“Quando ci esibiamo in Palestina non dobbiamo dare spiegazioni sulla nostra nazionalità, sulla nostra identità, suoniamo per dare amore, felicità e speranza”, spiega invece Samir. “Suonare all’estero è differente: è l’occasione per smentire l’orientamento sionista, per mostrare la nostra cultura, la nostra lingua e da dove veniamo. L’unica arma sono i nostri strumenti e la nostra musica e con questi cerchiamo di far sorridere e far star bene le persone”.
Nonostante l’importanza di sensibilizzare riguardo la causa palestinese, Samir non vuole essere conosciuto come un palestinese che fa il musicista, ma come un musicista che viene dalla Palestina: “Non voglio che la gente mi applauda perché prova dispiacere, ma perché sono un musicista, un bravo musicista.”.
Jessica Purkiss è una giornalista free-lance che vive a Ramallah.
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