News Politica Società

Emirati Arabi: l’incontro tra hip-hop e tradizione

emiratiDaily Star Lebanon (24/03/2013). Nel centro conferenze di Madinat Jumeirah, una crew di ragazzi balla in pieno stile hip-hop, eppure non c’è della musica rap a dare loro il ritmo. Percussioni emiratine e mizmar, insieme a ballerini tradizionali, sono il curioso scenario in cui prende vita la performance dei breakdancers. L’idea è nata da Joe Namy, artista libanese, che ha trascorso gli ultimi due mesi a Dubai prendendo parte a un programma artistico. “Half Step”, è questo il titolo dell’esibizione, nata nell’ambito di una serie di residenze artistiche giunte già al terzo anno. A co-sponsorizzarle, l’ArtDubai, fiera d’arte emiratina annuale, affiancata dalla britannica Delfina Foundation, il centro emiratino per la produzione culturale Tashkeel, e Dubai Culture. Per Namy è la prima esperienza del genere: “Ci sono sei artisti – tre degli Emirati e tre internazionali – e un curatore”. Half Step è una perfomance ed anche una installazione. Quest’ultima parte è fatta di immagini riprese su iPad dei breakdancers all’opera.

La serata di ArtDubai combina proprio la urban street dance contemporanea e le danze tradizionali. “In origine volevo iniziare con una danza diversa, chiamata nuba,” ci rivela il giovane Namy, “musica specifica di Dubai, di cui esiste solo un gruppo che ne conosca ancora i passi”. Nel corso delle sue ricerche, però, Namy ha incontrato la crew hip-hop: “Avevano fatto questa piccola clip di loro che ballavano davanti a spazi monolitici, come il Burj Khalifa”. Trovandoli divertenti, ha scelto loro. E non ha avuto le difficoltà che temeva nel convincere i ballerini tradizionali ad unirsi al progetto. Il tipo di danza è chiamata madima, che per Namy “è molto simile all’ hip-hop, perché si forma un cerchio o due linee e uno alla volta ogni ballerino mostra cosa sa fare”.

I ballerini di madima sono della Dubai Folklore Society, una delle migliori di tutti gli Emirati. Anche i ballerini di hip-hop sono emiratini, seppure con radici che si mescolano: irachene, indiane… “Questo aspetto mi interessa perché rappresenta bene gli Emirati: solo il 15 percento della popolazione è autoctona, qui”. Le suggestioni nate dal progetto di Namy potrebbero avere un impatto sulla danza tradizionale del Golfo, rendendola un riflesso organico del tessuto socio-culturale sempre più complesso nella regione.