Viene inaugurata oggi una nuova sezione del blog. Si chiama “Dentro l’arabo” ed è interamente dedicata alla lingua araba. L’auspicio è che, chi non ha mai studiato l’arabo né intende farlo, si avvicini a una realtà che offre molti spunti a chiunque le si accosti. Mentre chi studia l’arabo o ama questa cultura e la vive da vicino, sviluppi attraverso i nostri spunti un approccio personale alla lingua, che gliela faccia sentire davvero speciale. Ciò che auspichiamo è che riusciate a sentire quanto l’arabo vi appartenga, e quanto il vostro contributo significhi per questa lingua.
Nel nostro viaggio partiremo dalla materia grezza: le radici arabe. Le analizzeremo in modo da mettere in luce i legami con la realtà che esse contengono. Per farlo, prenderemo spunto dalle parole arabe, creando – ci auguriamo – una geografia di suoni e significati, e costruendo al contempo una bussola per esplorarli. Ogni radice araba è una combinazione segreta di suoni. Svelarne la sequenza vuol dire aprire la cassaforte in cui custodisce il tesoro dei suoi significati. Per farli risplendere.
Perché soffermarci proprio sulle parole? A questo può rispondere Nazim Hikmet…
In questa notte d’autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi sono giunte le tue parole
le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole
erano uomini.
Nazim Hikmet, 1948, da “Lettere dal carcere a Munevver” (moglie del poeta), Prigione di Bursa (Anatolia) – versi tradotti dalla splendida Joyce Lussu.
Claudia Avolio