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Dov’è finito il regista siriano Orwa Nyrabia?

di Charlotte Bank (Qantara.de 29/08/2012). Traduzione di Claudia Avolio.

Lo scorso giovedì pomeriggio, Orwa Nyrabia – regista, organizzatore di festival ed attivista – è scomparso mentre si recava a prendere il volo che l’avrebbe portato da Damasco al Cairo. Si presume che sia stato arrestato all’aeroporto di Damasco dai servizi di sicurezza siriani.

Insieme alla moglie Diana El-Jeiroudi, artista e documentarista, Orwa Nyrabia ha fondato nel 2002 una casa di produzione indipendente, la Proaction Films. Era qualcosa di nuovo per la produzione siriana che, sino ad allora, era rimasta esclusivo appannaggio dello Stato. La Proaction è diventata col tempo un punto di riferimento per la scena dei nuovi film indipendenti in Siria, che ha tratto ispirazione dal regista Omar Amiralay, morto nel 2011.
Nel 2008, Nyrabia e El-Jeiroudi hanno poi fondato il Dox Box, un festival internazionale per documentari creativi. Nel corso degli anni è cresciuto molto aggiudicandosi le attenzioni di varia parte del mondo. Tra i workshop e le attività organizzate per i registi siriani, è riuscito a dare la sua impronta nell’avvio della nuova leva di registi della regione.

Oltre ai suoi progetti, Orwa Nyrabia è stato spesso membro di giurie nell’ambito di festival cinematografici in Europa e nel Medio Oriente. Attraverso le amicizie instaurate, gli è stato possibile far girare il suo Dox Box – festival giunto alla quinta edizione – in molti dei festival dedicati ai film sparsi in tutto il mondo. La kermesse è divenuta una protesta contro la continua violenza e repressione esercitate dal regime siriano, oltre che contro una mancata azione da parte della comunità internazionale. Così, invece di mostrare documentari internazionali in Siria, una selezione di documentari siriani è stata mostrata nei festival del mondo, in una sorta di Dox Box Global Day.

Come si legge in una nota del sito www.dox-box.org lo scopo dell’evento è stato quello di mostrare al mondo “come la povertà, l’oppressione e l’isolamento non impediscano agli esseri umani di essere straordinariamente coraggiosi, ostinati e pieni di dignità”. A marzo, la European Documentary Network ha premiato proprio Orwa Nyrabia, sua moglie Diana El-Jeiroudi ed il team della Dox Box. Il premio è in genere un riconoscimento a chi arricchisce la scena europea del documentario. Ma quest’anno l’organizzazione, con sede in Danimarca, ha spiegato la propria decisione di premiare un festival non-europeo col desiderio di onorare “un gruppo di persone coraggiose con un’ampia visione e un’incredibile forza di volontà”.

Li ha poi descritti come “un team che non si arrende dinanzi alle difficoltà, piuttosto lotta contro la crudele barbarie di un dittatore senza cuore con l’arma dell’essere innovativi e del mostrare grande forza d’animo”. Orwa Nyrabia non è il primo artista siriano, né attivista culturale, a finire nella morsa del regime. Nell’agosto di un anno fa, il vignettista Ali Ferzat è stato rapito da una gang di scagnozzi pro-governo e brutalmente picchiato. Lo scorso maggio ad Homs, hanno sparato al giovane film-maker Bassel Shedaheh, colpendolo a morte, mentre riprendeva le proteste e la repressione attuata dal governo. C’è poi la scrittrice Samar Yazbek che ha dovuto lasciare la Siria dopo aver parlato contro il regime, temendo ripercussioni sui suoi famigliari.

Stessa sorte è toccata al famoso regista Oussama Mohammad, che ha lasciato il Paese. Sono soli alcuni esempi della brutalità con la quale il regime siriano tenta di mettere a tacere chi lo critica. Orwa Nyrabia si è sempre battuto per la libertà ed i diritti civili in Siria sin dall’inizio delle proteste nel 2011. Per farlo, ha messo in moto il motore dei suoi amici sparsi in tutto il mondo, ed ora i suoi cari ed i suoi colleghi stanno cercando di mobilitare questi contatti internazionali attraverso i social network affinché i registi e gli artisti attuino una campagna per la sua liberazione. E per la liberazione dei migliaia di prigionieri politici attualmente detenuti in Siria.