Il divieto del burkini fa esplodere le vendite

Islamic Design House

Di Tasnim Nazeer. Your Middle East (13/09/2016). Traduzione e sintesi di Emanuela Barbieri.

Nonostante la controversia sul burkini, o grazie ad essa, gli affari di Harun Rashid, fondatore della Islamic Design House, vanno alla grande.

Il divieto del burkini in Francia ha generato un aumento delle vendite su scala globale del 200%. “Le donne hanno trovato un equilibrio tra la necessità di essere alla moda e il mantenere un codice d’abbigliamento modesto come vuole la loro fede”, afferma Rashid.

La politica francese sull’argomento ha visto una forte reazione di condanna. Con il divieto del burkini, la Francia afferma di voler eliminare le differenze di genere, tuttavia, diversi media mediorientali hanno risposto associando tale divieto al colonialismo francese.

Piuttosto che con l’uguaglianza, dicono i critici, si ha a che fare con la visione che la Francia ha del velo musulmano, considerato da molti un mezzo di “oppressione” della donna. Quanto di più lontano dalla verità, a quanto dimostra il boom della richiesta sia del costume musulmano che di altri abiti pertinenti con il codice prevalente in Medio Oriente come l’abaya.

Rashid afferma che il divieto ha solo dato un’ulteriore spinta alle vendite e impattato positivamente il business in tutto il mondo, invece che fungere da deterrente politico.

Il burkini, creato originalmente da Aheda Zanetti, stilista australiana nata il Libano, vuole dare alle donne musulmane la libertà di godere dello sport senza rinunciare alla propria fede.

Molti scrittori provenienti dai media del Medio Oriente hanno offerto il loro parere. Diana Moukalled di Al-Arabiya sostiene che “chi si oppone all’uso di burkini nelle spiagge pubbliche dovrebbe ricordare che per molte donne il costume da bagno è un mezzo per liberare se stesse dai confini di un’esistenza in casa. I laici che gridano alle donne di andare a casa replicano quanto già successo a molte donne arabe e musulmane che hanno cercato di sfidare i divieti nella loro società in termini di cosa indossare: sono state rimproverate dalla gente e invitate a tornare a casa loro”.

In risposta al divieto francese, Zanetti ha detto che “Loro non hanno riflettuto abbastanza; stanno usando un pezzo di tessuto come un elemento di politica. Pochi sanno che sono molti i non musulmani a indossarlo”.

La Francia ha negato alle donne il diritto di scegliere cosa indossare. Impedendo loro di integrarsi liberamente nelle loro rispettive comunità, molte città francesi continuano ad attuare il divieto. Questo, nonostante la più alta corte amministrativa del Paese di recente abbia stabilito che il divieto di burkini è di fatto illegale.

Per quanto l’intero episodio abbia causato un danno morale alle persone colpite, ha anche stimolato la consapevolezza e l’apprezzamento del burkini e delle esigenze delle donne che vorrebbero un’alternativa al costume da bagno convenzionale.

Junayd Miah, direttore creativo e CEO della Islamic Design House ha detto: “Il burkini è una soluzione pratica per le donne che vogliono fare sport. Vogliamo vivere in una società inclusiva e i musulmani ne sono parte. Per me il burkini è un cambiamento positivo e ideale per le ragazze che non praticano ancora lo sport. Si tratta di una soluzione efficace ed è bello vedere persone con valori e religioni diverse che si incontrano”.

Mentre il divieto è ancora in fase di attuazione, si può solo sperare che il governo francese capisca ben presto che, in una democrazia, nessuno ha il diritto di limitare le persone a indossare gli abiti che vogliono. La polemica ha anche mostrato tuttavia che chi cerca di scoraggiare le persone a indossare il burkini sarà ostacolato e noi vedremo solo più donne che esprimono la loro libertà attraverso questo indumento di ispirazione.

Tasnim Nazeer è una giornalista freelance, scrittrice e poeta. Si può seguire su tasnimnazeer.com.

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Riassunto

In risposta al divieto del burkini in Francia, il business mondiale ha visto un aumento delle vendite pari al 200%

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