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Diario di Gaza: “i palestinesi festeggiano, io sono delusa”

Palestina all'Onu: favorevoli, contrari, astenuti

Abeer Ayyoub – Haaretz (30/11/2012). Traduzione Carlotta Caldonazzo

Li ho visti brandire bandiere palestinesi, gridando “Palestina libera” e intonando canti patriottici nelle strade del centro di Gaza. C’erano anche bandiere di Fatah. La stessa scena che ho sempre immaginato quando sognavo di una Palestina liberata, o almeno della fine delle divisioni. Con grande sorpresa ho constatato che non si trattava di nessuna delle due ipotesi: i palestinesi celebravano la perdita dei loro diritti. In un giorno come questo, mentre fervono i festeggiamenti su tutti i territori palestinesi, io non ho visto altro che le tenebre calare sul mio paese. Sono rimasta delusa dal fatto che Hamas e Fatah, proprio nel momento in cui hanno deciso di riunirsi, abbiano mandato in rovina le case di più di cinque milioni di palestinesi, cacciati dalle loro case 64 anni fa con un’operazione che si può considerare di pulizia etnica.

Non c’è da sorprendersi se la maggioranza della gente che partecipa alle celebrazioni simpatizza per Fatah. Sembrano essere d’accordo a priori con qualsiasi cosa dica Abu Mazen. Mi sono sempre chiesta come un palestinese possa essere un rifugiato e al contempo far propria l’idea di uno stato nei confini definiti nel 1967. Come si può accettare di non avere il diritto di vivere nella propria casa? Parlavo con un mio compagno di classe, che mi ha detto che stava pregando perché tutti i paesi votassero contro la proposta di ammissione della Palestina come stato osservatore all’Onu. Ero sorpresa di non essere l’unica a pregare per questo. Abu Ramzi mi ha spiegato che non poteva pensare alla Palestina ridotta ai territori dal mare al fiume e che il 22% della Palestina storica rappresenta per lui una perdita. D’altro canto, un altro mio amico era fuori di sé dall’eccitazione per lo storico evento. Non vedeva l’ora che arrivasse il momento della riunione dell’Assemblea Generale dell’Onu e che Abu Mazen parlasse. “E’ solo il primo passo verso il successo che verrà”, ha spiegato. Essam ritiene che il passo completerà la “grande vittoria” ottenuta di recente dai Palestinesi a Gaza nell’operazione chiamata “pilastro della difesa”. “Alla fine saremo in grado di appellarci al tribunale internazionale per i crimini di guerra, avremo sempre il diritto di chiamare in causa l’accordo di Ginevra, immagini che bello?”. Le sue parole non mi hanno entusiasmato granché, visto che a colpirmi di più è il dolore dei rifugiati.

Purtroppo le preghiere mie e di Abu Ramzi non hanno funzionato e i palestinesi hanno ottenuto lo status di paese non-membro dell’Onu conquistando i voti della maggioranza degli stati. A godere di questo lasciamo i palestinesi che intendono accontentarsi del 22% della loro terra. Non importa, io avrò sempre il 100% in me. Festeggerò con i cinque milioni di rifugiati quando un giorno torneranno nelle loro case.

 

Fonte: http://www.haaretz.com/news/features/gaza-diary-as-palestinians-celebrate-the-un-vote-i-m-disappointed-1.481711