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Cosa ci guadagna Washington dalla crisi del Golfo?

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L'atteggiamento pacificatore degli USA, che però non trova pieno riscontro nelle attività americane con il Qatar

Di Abderrahman al-Bedawi. Elaph (12/07/2017). Traduzione e sintesi di Emanuele Uboldi

Dieci giorni dopo la dichiarazione del Quartetto composto da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Bahrein ed Egitto di interrompere le relazioni diplomatiche con il Qatar, gli USA hanno concluso un accordo da 12 miliardi di dollari con lo stesso Qatar per l’acquisto di caccia F15 – mentre due navi da guerra americane arrivavano a Doha per delle esercitazioni militari.

Mentre la CNN dava notizia della violazione degli obblighi da parte del Qatar di un patto regionale, questo stesso dichiarava di aver concluso un accordo con gli USA per contrastare il finanziamento del “terrorismo”.

Le numerose contraddizioni fanno sorgere ancora più interrogativi sulla posizione USA riguardo al Quartetto arabo, il quale considera questo accordo un passo insufficiente, sottolineando che controllerà da vicino le autorità qatariote su questo fronte.

Dalla posizione americana, pare che il proprio beneficio sia primario e superiore al tutto il resto, che quindi debba trarne un guadagno in qualunque caso. Alla fine, l’amministrazione americana dovrà quindi decidere se le convenga di più che la crisi perduri o che questa volga verso una soluzione.

E se il Qatar ha effettivamente violato gli obblighi con i propri alleati del Golfo, cosa della quale l’amministrazione USA pare essere convinta, cosa gli impedisce di fare lo stesso con gli Stati Uniti?

Pare che gli USA fossero convinti che “una mano lava l’altra e tutte due lavano il viso”, ma questa impressione è venuta meno con l’affare degli F15, per quanto sia stata chiaramente espressa dal Segretario di Stato Tillerson nella dichiarazione a seguito dell’operazione commerciale. Cercando di tranquillizzare, ha risposto al Quartetto che ha posto le 13 richieste: “Al momento sarà difficile che il Qatar possa soddisfare alcuni degli aspetti richiesti, ma c’è un fertile terreno per intavolare un dialogo stabile e arrivare a una soluzione”, incitando gli stati a “sedersi insieme e aprirsi il dialogo”.

In effetti, l’amministrazione USA si è impegnata per contenere la crisi del Golfo, così come traspare dalle diverse visite del Segretario di Stato, iniziate con il Qatar, e che lo vedranno a Riyad con i ministri degli Esteri degli Stati portatori delle 13 richieste, sui quali sviluppi saremo aggiornati nei prossimi giorni.

Abderrahman al-Badawi ha scritto diversi articoli per il quotidiano autonomo Elaph.

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